lunedì 1 ottobre 2018

LA BABY SITTER.




La baby sitter.
Ringrazio chi mi ha ispirato questo racconto raccontandomi la sua vicenda.

Credo di non essere riuscito pienamente a trasmettere in parole l'emozione che ho provato ascoltando la sua storia. 



Non lo era di mestiere, ma avendo sentito che una sua coetanea aveva rinunciato al posto aveva pensato di proporsi. 

-Alla fine sarò bene in grado di stare attenta a due marmocchi...-

Aveva pensato razionalmente.

Qualche soldo le faceva comodo, poteva togliersi qualche capriccio, tipo... le piacevano così tanto quei sandali esposti in centro!

E così si presentò in quella grande casa.
Una strana casa, costruita dai genitori della coppia che ora ci abitava, vero che circolavano alcune voci in proposito ma si sa, basta un nonnulla nei paesi per inventarsi chissà cosa!
Le due bimbe da accudire, da sorvegliare erano graziosissime, bionde e angeliche. Alma e Altea... i loro nomi.
I genitori?


Strani... li giudicò alla prima impressione.

Avevano un commercio in centro paese che a quanto pareva rendeva bene a giudicare dal lusso nel quale vivevano.

La donna della coppia, la madre, era piuttosto incolore, bella e algida e non parlava se non a forza, invece il marito, un uomo alto e robusto, bruno di capelli e con i baffi, era molto risoluto nei modi, prepotente e anche violento, parlava sempre ad alta voce, comandava tutti.
Il padre castigava spesso le due bimbe, anche per futili motivi e questo nonostante le proteste di Luceluna, che avrebbe voluto intervenire maggiormente nell'educazione delle bimbe.
Si... era questo il nome della ragazza, Luceluna, nome un po' barocco e pesante, così lo giudicava lei e preferiva usare... solo Luce o Luna.
Diciassette anni, bruna, bella e molto risoluta, polemica e mordace.


Difficile averla vinta con lei. Determinata. Caparbia.

Luce si opponeva ai castighi corporali e quell'unica volta che successe in sua presenza fece scudo con il suo corpo alle due bimbe, provocando la minaccia del padre.


-Attenta signorina... stai al tuo posto che le bacchettate le prendi tu sul tuo bel culetto...-
-Si provi... e vediamo come finisce...-

Ma vedeva i segni sulle gambe delle bimbe ed era sicura che il padre le punisse quando lei non c'era.
Ne parlò alla madre ma ottenne solo la risposta secca di pensare a fare il proprio mestiere e accudire le bambine quando loro non c'erano.

La casa era ampia su un unico piano. 
Assieme alle due bimbe la esplorò completamente. 
Le due le facevano da guida e con le loro vocine squillanti le illustravano i locali che percorrevano...

-Vedi Luce... questa è la camera di mamma e questa del papà e in questa dorme nonna quando viene a trovarci. Questa è la nostra stanza...-
-Non dormono assieme mamma e papà...-


Chiese Luce.

-Oh... no... mai...-

Fu la risposta.



Nell'atrio c'era una porta chiusa a chiave e Luce chiese...

-E... questa...?-
-Oh... è la casa del nonno ma sai... il nonno è morto... è in paradiso...-
-Ma allora è vuota...?-
-Oh no... c'è comunque...-

Ora la curiosità di Luce si era svegliata immediatamente e provo ad indagare ancora.

-Ma è chiusa... e la chiave?-
-Oh... noi sappiamo dov'è ma non possiamo dirtelo, è proibito...-

Luce sentì che non era il caso di insistere e cambiò discorso.

Qualche giorno dopo iniziò la sua particolare guerra con il padre delle bambine.
Oltre alla questione delle punizioni e che picchiasse le bambine, la urtava che la guardasse con quel sorrisetto di sufficienza, di supponenza, come se lui le fosse superiore per censo, per nascita o per sesso e poi?
Girava per casa con appena gli slip addosso. Non un costume da bagno ma proprio biancheria intima e si notava quanto era dotato.
E quel petto villoso, l'abbronzatura, le gambe statuarie, insomma la urtava fisicamente, non voleva assolutamente subire la sua mascolinità. Odiava l'odore di uomo che sentiva mentre lui le passava vicino, odiava come si muoveva, come la guardava.

Nel frattempo... quando era sola con le bimbe cercava di sapere dove era la chiave che apriva la porta che dava dall'atrio alle stanze del "nonno". Questa cosa la attirava in una maniera particolare. Decise di saggiare la minore delle due, la piccola Altea. Qualche riserva l'aveva nell'approfittare così della piccola, ma tanto non le avrebbe portato nessuna conseguenza, si diceva.
Un pomeriggio caldo, assolato, aveva appena messo a letto le due bimbe nella loro camera, curato che prendessero sonno, quando il padre la chiamò dalla sua camera.
L'uomo era tornato poco prima, si era ritirato nella sua stanza e ora la chiamava.
Che strano che fosse la stanza del padre collegata con quella delle bimbe e non quella della madre, si era chiesto più volte la ragazza. Sembrava quasi che la madre non le volesse accudire in caso di bisogno.
La porta che separava le stanze era appena accostata e Luce l'aprì per entrare in quella dell'uomo.
Lui... era nudo sul letto, disteso e si toccava. Si mostrava, maneggiava un grosso arnese scuro, il suo cazzo.
Luce non era vergine, aveva avuto un paio di ragazzi con i quali aveva fatto l'amore, ora... le capitava anche di fermarsi in spiaggia con qualche ragazzo che le piaceva e si, adorava fare i pompini. Le piaceva sentire l'uccello duro in bocca, succhiarlo, farlo godere. 


Non era asessuata, anzi!

Sapeva di avere una bocca sensuale, gli uomini la guardavano, passavano gli occhi sul suo seno, sul suo culo e sulle gambe, ma alla fine lo sguardo si calamitava sulla sua bocca.

Oh... quanti le dicevano...

-Bella sei... hai proprio una bocca da succhia cazzi...-
oppure...
-Con quella bocca sei nata per far pompini...-

Le piaceva farselo dire, perché no? 


Ma ora non le piaceva quello che vedeva, forse l'uomo credeva che bastasse mostrarle il grosso membro per farla cadere in adorazione? 

Quanto si sbagliava!

Lei si dava a chi voleva lei, era sensuale, era calda, ma non cedeva certo senza attrazione, senza voglia.

L'uomo... sempre mostrandosi, scappellando il glande...

-Vieni Luce... dai... succhiami e poi ti faccio godere... ho voglia di te, sei bellissima...-
-Ma neanche se fosse l'ultimo uomo sulla terra! Lei... è schifoso! Non mi piace e per quanto mi riguarda può girarsi il cazzo nel culo e farsi da solo!

Ecco l'inizio. 
Luce non voleva certo arrendersi, aveva pensato di lasciare l'impiego, alla fine non erano proprio così importanti i soldi del compenso, ma qualcosa la spingeva a resistere. Ormai era una lotta psicologica fra lei e l'uomo.
Oh... questi non si dava per vinto, spesso ora tornava a casa nel pomeriggio e angustiava Luce. Nella sua mentalità d'uomo pensava che insistendo sarebbe riuscito a farla capitolare.
La sorprendeva e la toccava.

Lei odiava sentire le sue mani sul culo e sul seno, ma godeva nell'umiliarlo.


Lo offendeva, lo colpiva nel suo orgoglio, lo derideva in quello che lui pensava fosse la sua attrattiva maggiore, il suo cazzo.



-Oh... non vorrei il suo cazzo neanche fosse d'oro! E' brutto... fatto male, e scommetto che non dura nulla, povero uomo... si faccia una sega, ermafrodita che non è altro... eunuco...!-

Questo imbestialiva l'uomo, oh si...! L'avrebbe violentata se avesse potuto e in mancanza dell'opportunità l'offendeva pesantemente...

-Sei una puttanella arrogante! Vedrai se non te lo faccio assaggiare il mio cazzo... vuoi che ti paghi? Ti pago... puttanella... mi mandi il sangue in bollore...dimmi quanto vuoi...-

Lei riusciva a mettere fra lui e lei le bambine e farsene scudo o se ne andava ridendo e sbeffeggiandolo.

Qualcosa c'era in quell'uomo che lo rendeva odioso, mille volte aveva pensato di lasciare quel lavoro, in uno degli ultimi pomeriggi, pensando di trovare le bimbe ancora addormentate, entrò nella loro camera e la trovò vuota e sentendo le loro voci dalla camera del padre guardò all'interno.
Rimase senza parole, rabbia e sbigottimento la colpirono come uno schiaffo in pieno volto, le due bimbe erano nel letto del padre, lui nudo e eccitato, mostruosamente eccitato e le due piccole che lo toccavano.
Fuggì... dicendosi che non poteva esistere una cosa così orrenda, no... aveva sognato!
Tornò il giorno successivo decisa a parlarne alla madre, ad attendere il suo ritorno ma... in quel pomeriggio, finalmente Altea con fare misterioso le mostrò dove era la chiave. Su un ripiano della cucina. 
Luce moriva con quella storia, qualcosa la attirava irrimediabilmente verso quel uscio.
Mise a letto le bimbe e aprì la porta. Dentro alcuni ripidi gradini scendevano in un ampio locale, la luce proveniva da alcune finestre a bocca di lupo e rischiaravano l'ambiente.
L'arredamento, i soprammobili, gli accessori erano simili a quelli del piano superiore e stranamente Luce sentiva una presenza, ma non vedeva nessuno, passò in tutti gli ambienti, nulla mostrava la possibilità che qualcuno vivesse in quei locali.
Eppure... strani rumori, alcuni spifferi d'aria, qualcosa la inquietava, ma non provava terrore.
Di botto.... si aprì la porta che portava all'atrio e si delineò la sagoma dell'uomo di casa.
Nudo... e in controluce appariva ancora più possente di quanto era realmente!

-Ah... sei pure curiosa! Ora non mi puoi scappare, prima ti castigherò frustando a sangue il tuo bel culo e poi ti prenderò, giuro che ti scoperò fino a sfinirti!-

A poco valse la sua difesa, corse e riusci a sfuggirgli per un po' ma poi lui la bloccò in un angolo e lei si sentì persa.
Nessuno ora avrebbe potuto salvarla, graffiò e morse ma lui era enormemente più forte. Riusci a spogliarla, a metterla chinata su una poltrona e prese a picchiare forte il suo didietro, colpi violenti che bruciavano, Luce iniziò a gridare... di rabbia e di dolore. Ma nulla poteva... l'uomo la colpì fino a sfinirla, lacrime di dolore e rabbia scendevano sul viso di Luce.
L'uomo ormai l'aveva in pugno, lei era vinta, sfinita, senza forze, le si mise dietro le allargò le gambe e prese la sua verga con una mano ponendo l'altra sulla sua schiena per tenerla piegata.
Luce... sentì che la cercava... e non voleva... non voleva!
La carne dura sfregava implacabile sul suo solco e lei non voleva!
E... in quel momento, mentre aveva lo sguardo rivolto all'indietro, vide un'ombra contro il muro. Qualcosa, qualcuno... prendeva un grosso vaso di rame che stava su un mobile, lo alzava... e lo faceva cadere sulla testa del suo tormentatore.
Senti il colpo sordo dell'urto e senti il corpo che premeva su di lei cadere come un sacco... e lei era libera, singhiozzando si mise diritta e cercò i propri vestiti.

Aveva avuto paura... molta. 
Era ancora terrorizzata dal pericolo corso di essere violentata, non da quella presenza che sentiva non ostile, anzi!
E mormorò...

-Grazie... grazie...-
E sentì una voce... flebile, forse umana? Non lo sapeva... 

-Vattene e non venire mai più... questa è una casa malvagia. Io sono morto qui...-

Luce fece come le fu detto, prese le scale e fuggì, vide la porta chiudersi e sentì girare la chiave.
Non tornò mai più. 
Vide l'uomo, il padre delle bambine, alcuni mesi dopo, lui neppure la riconobbe, appariva trasformato, magro, curvo e invecchiato, gli occhi spenti.
Dopo la sua terribile esperienza dette credito alle voci che dicevano che in quella casa era accaduto un terribile fatto. La morte violenta del nonno delle bimbe. E immaginò la crudele vendetta della vittima sul suo assassino nelle ore e forse giorni dopo la sua fuga da quella casa maledetta.
L'uomo, il padre delle bimbe, meritava tutto questo, era un assassino, maniaco e pedofilo. 

Poi la cosa che aveva vissuto si stemperò nel tempo e infatti lo raccontò solo anni più tardi all'uomo che l'amava, che la capiva, che poteva condividere questa sua parte di vita.

-Una cosa mi irritò profondamente...-
gli disse per finire...
-...non mi ero fatta pagare per i giorni di lavoro!-

T.

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