La baby sitter.
Ringrazio chi mi ha ispirato questo racconto
raccontandomi la sua vicenda.
Credo di non essere riuscito pienamente a trasmettere
in parole l'emozione che ho provato ascoltando la sua storia.
Non lo era di mestiere, ma avendo sentito che una
sua coetanea aveva rinunciato al posto aveva pensato di proporsi.
-Alla fine sarò bene in grado di stare attenta a due
marmocchi...-
Aveva pensato razionalmente.
Qualche soldo le
faceva comodo, poteva togliersi qualche capriccio, tipo... le
piacevano così tanto quei sandali esposti in centro!
E così si
presentò in quella grande casa.
Una strana casa, costruita dai
genitori della coppia che ora ci abitava, vero che circolavano alcune
voci in proposito ma si sa, basta un nonnulla nei paesi per
inventarsi chissà cosa!
Le due bimbe da accudire, da sorvegliare erano graziosissime, bionde e angeliche. Alma e Altea... i loro
nomi.
I genitori?
Strani... li giudicò alla prima impressione.
Avevano
un commercio in centro paese che a quanto pareva rendeva bene a
giudicare dal lusso nel quale vivevano.
La donna della coppia, la
madre, era piuttosto incolore, bella e algida e non parlava se non a
forza, invece il marito, un uomo alto e robusto, bruno di capelli e
con i baffi, era molto risoluto nei modi, prepotente e anche
violento, parlava sempre ad alta voce, comandava tutti.
Il padre
castigava spesso le due bimbe, anche per futili motivi e questo
nonostante le proteste di Luceluna, che avrebbe voluto intervenire
maggiormente nell'educazione delle bimbe.
Si... era questo il nome
della ragazza, Luceluna, nome un po' barocco e pesante, così lo
giudicava lei e preferiva usare... solo Luce o Luna.
Diciassette
anni, bruna, bella e molto risoluta, polemica e mordace.
Difficile averla vinta con lei. Determinata.
Caparbia.
Luce si opponeva ai castighi corporali e quell'unica
volta che successe in sua presenza fece scudo con il suo corpo alle
due bimbe, provocando la minaccia del padre.
-Attenta
signorina... stai al tuo posto che le bacchettate le prendi tu sul
tuo bel culetto...-
-Si provi... e vediamo come finisce...-
Ma
vedeva i segni sulle gambe delle bimbe ed era sicura che il padre le
punisse quando lei non c'era.
Ne parlò alla madre ma ottenne solo
la risposta secca di pensare a fare il proprio mestiere e accudire le
bambine quando loro non c'erano.
La casa era ampia su un unico
piano.
Assieme alle due bimbe la esplorò completamente.
Le
due le facevano da guida e con le loro vocine squillanti le
illustravano i locali che percorrevano...
-Vedi Luce... questa
è la camera di mamma e questa del papà e in questa dorme nonna
quando viene a trovarci. Questa è la nostra stanza...-
-Non
dormono assieme mamma e papà...-
Chiese Luce.
-Oh... no... mai...-
Fu la risposta.
Nell'atrio c'era una porta
chiusa a chiave e Luce chiese...
-E... questa...?-
-Oh... è
la casa del nonno ma sai... il nonno è morto... è in
paradiso...-
-Ma allora è vuota...?-
-Oh no... c'è
comunque...-
Ora la curiosità di Luce si era svegliata
immediatamente e provo ad indagare ancora.
-Ma è chiusa... e
la chiave?-
-Oh... noi sappiamo dov'è ma non possiamo
dirtelo, è proibito...-
Luce sentì che non era il caso di
insistere e cambiò discorso.
Qualche giorno dopo iniziò la
sua particolare guerra con il padre delle bambine.
Oltre alla
questione delle punizioni e che picchiasse le bambine, la urtava che
la guardasse con quel sorrisetto di sufficienza, di supponenza, come
se lui le fosse superiore per censo, per nascita o per sesso e
poi?
Girava per casa con appena gli slip addosso. Non un costume
da bagno ma proprio biancheria intima e si notava quanto era
dotato.
E quel petto villoso, l'abbronzatura, le gambe statuarie,
insomma la urtava fisicamente, non voleva assolutamente subire la sua
mascolinità. Odiava l'odore di uomo che sentiva mentre lui le
passava vicino, odiava come si muoveva, come la guardava.
Nel
frattempo... quando era sola con le bimbe cercava di sapere dove era
la chiave che apriva la porta che dava dall'atrio alle stanze del
"nonno". Questa cosa la attirava in una maniera
particolare. Decise di saggiare la minore delle due, la piccola
Altea. Qualche riserva l'aveva nell'approfittare così della piccola,
ma tanto non le avrebbe portato nessuna conseguenza, si diceva.
Un
pomeriggio caldo, assolato, aveva appena messo a letto le due bimbe
nella loro camera, curato che prendessero sonno, quando il padre la
chiamò dalla sua camera.
L'uomo era tornato poco prima, si era
ritirato nella sua stanza e ora la chiamava.
Che strano che fosse
la stanza del padre collegata con quella delle bimbe e non quella
della madre, si era chiesto più volte la ragazza. Sembrava quasi che
la madre non le volesse accudire in caso di bisogno.
La porta che
separava le stanze era appena accostata e Luce l'aprì per entrare in
quella dell'uomo.
Lui... era nudo sul letto, disteso e si toccava.
Si mostrava, maneggiava un grosso arnese scuro, il suo cazzo.
Luce
non era vergine, aveva avuto un paio di ragazzi con i quali aveva
fatto l'amore, ora... le capitava anche di fermarsi in spiaggia con
qualche ragazzo che le piaceva e si, adorava fare i pompini. Le
piaceva sentire l'uccello duro in bocca, succhiarlo, farlo godere.
Non era asessuata, anzi!
Sapeva di avere una bocca sensuale, gli
uomini la guardavano, passavano gli occhi sul suo seno, sul suo culo
e sulle gambe, ma alla fine lo sguardo si calamitava sulla sua
bocca.
Oh... quanti le dicevano...
-Bella sei... hai
proprio una bocca da succhia cazzi...-
oppure...
-Con quella
bocca sei nata per far pompini...-
Le piaceva farselo dire,
perché no?
Ma ora non le piaceva quello che vedeva, forse l'uomo
credeva che bastasse mostrarle il grosso membro per farla cadere in
adorazione?
Quanto si sbagliava!
Lei si dava a chi voleva lei,
era sensuale, era calda, ma non cedeva certo senza attrazione, senza
voglia.
L'uomo... sempre mostrandosi, scappellando il
glande...
-Vieni Luce... dai... succhiami e poi ti faccio
godere... ho voglia di te, sei bellissima...-
-Ma neanche se fosse
l'ultimo uomo sulla terra! Lei... è schifoso! Non mi piace e per
quanto mi riguarda può girarsi il cazzo nel culo e farsi da
solo!
Ecco l'inizio.
Luce non voleva certo arrendersi,
aveva pensato di lasciare l'impiego, alla fine non erano proprio così
importanti i soldi del compenso, ma qualcosa la spingeva a resistere.
Ormai era una lotta psicologica fra lei e l'uomo.
Oh... questi non
si dava per vinto, spesso ora tornava a casa nel pomeriggio e
angustiava Luce. Nella sua mentalità d'uomo pensava che insistendo
sarebbe riuscito a farla capitolare.
La sorprendeva e la toccava.
Lei odiava sentire le sue mani sul culo e sul seno,
ma godeva nell'umiliarlo.
Lo offendeva, lo colpiva nel suo orgoglio, lo
derideva in quello che lui pensava fosse la sua attrattiva maggiore,
il suo cazzo.
-Oh... non vorrei il suo cazzo neanche fosse
d'oro! E' brutto... fatto male, e scommetto che non dura nulla,
povero uomo... si faccia una sega, ermafrodita che non è altro...
eunuco...!-
Questo imbestialiva l'uomo, oh si...! L'avrebbe
violentata se avesse potuto e in mancanza dell'opportunità
l'offendeva pesantemente...
-Sei una puttanella arrogante!
Vedrai se non te lo faccio assaggiare il mio cazzo... vuoi che ti
paghi? Ti pago... puttanella... mi mandi il sangue in bollore...dimmi
quanto vuoi...-
Lei riusciva a mettere fra lui e lei le
bambine e farsene scudo o se ne andava ridendo e
sbeffeggiandolo.
Qualcosa c'era in quell'uomo che lo rendeva
odioso, mille volte aveva pensato di lasciare quel lavoro, in uno
degli ultimi pomeriggi, pensando di trovare le bimbe ancora
addormentate, entrò nella loro camera e la trovò vuota e sentendo
le loro voci dalla camera del padre guardò all'interno.
Rimase
senza parole, rabbia e sbigottimento la colpirono come uno schiaffo
in pieno volto, le due bimbe erano nel letto del padre, lui nudo e
eccitato, mostruosamente eccitato e le due piccole che lo
toccavano.
Fuggì... dicendosi che non poteva esistere una cosa
così orrenda, no... aveva sognato!
Tornò il giorno successivo
decisa a parlarne alla madre, ad attendere il suo ritorno ma... in
quel pomeriggio, finalmente Altea con fare misterioso le mostrò dove
era la chiave. Su un ripiano della cucina.
Luce moriva con quella
storia, qualcosa la attirava irrimediabilmente verso quel uscio.
Mise
a letto le bimbe e aprì la porta. Dentro alcuni ripidi gradini
scendevano in un ampio locale, la luce proveniva da alcune finestre a
bocca di lupo e rischiaravano l'ambiente.
L'arredamento, i
soprammobili, gli accessori erano simili a quelli del piano superiore
e stranamente Luce sentiva una presenza, ma non vedeva nessuno, passò
in tutti gli ambienti, nulla mostrava la possibilità che qualcuno
vivesse in quei locali.
Eppure... strani rumori, alcuni spifferi
d'aria, qualcosa la inquietava, ma non provava terrore.
Di
botto.... si aprì la porta che portava all'atrio e si delineò la
sagoma dell'uomo di casa.
Nudo... e in controluce appariva ancora
più possente di quanto era realmente!
-Ah... sei pure
curiosa! Ora non mi puoi scappare, prima ti castigherò frustando a
sangue il tuo bel culo e poi ti prenderò, giuro che ti scoperò fino
a sfinirti!-
A poco valse la sua difesa, corse e riusci a
sfuggirgli per un po' ma poi lui la bloccò in un angolo e lei si
sentì persa.
Nessuno ora avrebbe potuto salvarla, graffiò e
morse ma lui era enormemente più forte. Riusci a spogliarla, a
metterla chinata su una poltrona e prese a picchiare forte il suo
didietro, colpi violenti che bruciavano, Luce iniziò a gridare... di
rabbia e di dolore. Ma nulla poteva... l'uomo la colpì fino a
sfinirla, lacrime di dolore e rabbia scendevano sul viso di
Luce.
L'uomo ormai l'aveva in pugno, lei era vinta, sfinita, senza
forze, le si mise dietro le allargò le gambe e prese la sua verga
con una mano ponendo l'altra sulla sua schiena per tenerla
piegata.
Luce... sentì che la cercava... e non voleva... non
voleva!
La carne dura sfregava implacabile sul suo solco e lei non
voleva!
E... in quel momento, mentre aveva lo sguardo rivolto
all'indietro, vide un'ombra contro il muro. Qualcosa, qualcuno...
prendeva un grosso vaso di rame che stava su un mobile, lo alzava... e lo
faceva cadere sulla testa del suo tormentatore.
Senti il colpo
sordo dell'urto e senti il corpo che premeva su di lei cadere come un
sacco... e lei era libera, singhiozzando si mise diritta e cercò i
propri vestiti.
Aveva avuto paura... molta.
Era ancora
terrorizzata dal pericolo corso di essere violentata, non da quella
presenza che sentiva non ostile, anzi!
E mormorò...
-Grazie...
grazie...-
E sentì una voce... flebile, forse umana? Non lo
sapeva...
-Vattene e non venire mai più... questa è una
casa malvagia. Io sono morto qui...-
Luce fece come le fu
detto, prese le scale e fuggì, vide la porta chiudersi e sentì
girare la chiave.
Non tornò mai più.
Vide l'uomo, il padre
delle bambine, alcuni mesi dopo, lui neppure la riconobbe, appariva
trasformato, magro, curvo e invecchiato, gli occhi spenti.
Dopo la
sua terribile esperienza dette credito alle voci che dicevano che in
quella casa era accaduto un terribile fatto. La morte violenta del
nonno delle bimbe. E immaginò la crudele vendetta della
vittima sul suo assassino nelle ore e forse giorni dopo la sua fuga
da quella casa maledetta.
L'uomo, il padre delle bimbe, meritava
tutto questo, era un assassino, maniaco e pedofilo.
Poi la
cosa che aveva vissuto si stemperò nel tempo e infatti lo raccontò
solo anni più tardi all'uomo che l'amava, che la capiva, che poteva
condividere questa sua parte di vita.
-Una cosa mi irritò
profondamente...-
gli disse per finire...
-...non mi ero fatta
pagare per i giorni di lavoro!-
T.
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