Pensando
ad
Anaïs
Nin,
Henry
Miller e June Mansfield, sarà
che mi affascina quel periodo magico a Parigi degli anni 30, sarà
che sono un sognatore e che mi sarebbe piaciuto viverci...
Il
Matador e la Tzigana vanno ad una festa.
Lei è molto bella,
appariscente, il corpetto evidenzia il suo petto, lo spinge sfacciato
in su quasi offerto agli sguardi degli uomini.
Le falde della
gonna non nascondono l'opulenza del suo fondo schiena.
E' truccata
pesantemente, rossetto, belletto, tutto come lui ha chiesto ed ha una
mascherina che evidenzia i suoi occhi neri, sorridenti, maliziosi.
Sui capelli neri come la notte porta il largo pettinino andaluso.
Lui... si annoia.
La Tzigana avvicina la bocca all'orecchio
del Matador e sussurra…
-Posso... amore...?-
Il Matador segue
con gli occhi lo sguardo della Tzigana, l'oggetto dell'interesse è
D'Artagnan il moschettiere.
Le fa un cenno d'assenso.
Lei si
stacca da lui, si porta vicino al moschettiere e gli chiede.
-Ti
leggo la mano... bell'uomo?-
Lui si toglie il guantone e le porge
la mano.
Lei la prende e la stringe.
-Non qui...-.
E lo
guida verso una delle camere da letto.
Poi... più tardi la
Tzigana rientra e si avvicina al Matador.
Lo bacia...
-Senti?
So ancora di lui...-.
Lui affonda la sua lingua, vuole rubarle
quel sapore.
-Ti racconto...?-
-Non ora... non adesso...-
La
porta al centro della sala, prende la muleta e sguaina lo
spadino.
Smuove la muleta come per aizzare il toro.
-Ahhh...
ahhh.... aca' toro... ahhh... aca'…-
Lei
abbassa la testa e simula di essere il toro, lo carica.
Lui la
evita con una veronica e finge di matarla, lei crolla a terra.
Lui
la ama.
Lei lo ama.
Un
saluto a tutti.
T.
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