domenica 2 dicembre 2018

PAZZO MERCOLEDÌ.

ANCORA UN BEL RACCONTO
DI
LUCEDIRIVAOMBROSA
che ringrazio per la sua
disponibilità.

perfectbabes2015:
“145,000 followers!
Kaylee
”



Il mercoledì sera tocca a noi.
Non siamo gli amanti da venerdì sera, la scopata prima che il week – end ci recluda nelle rispettive esistenze in bianco e nero.
Hai bisogno di vedermi prima, per svuotare le palle. Gonfie, pulsanti. Di voglia, di sborra.
Un solo sms in tutto il giorno

- Stasera usciamo, voglio tu sia irresistibile. Alle 21, e fa come ti dico.

E sia, so che mi costa poca fatica in fondo.
Abito nero, vagamente vintage, spalle nude.
Trucco smoky per gli occhi (immagino il rimmel colare e sporcarmi guance e labbra, da pulire) , capelli raccolti. Orecchini pendenti e labbra lucide.
Salgo in auto, mi blocchi mentre sto per sedermi.
Sei abile e svelto, due dita si infilano sotto la gonna, scostano gli slip e allargano le labbra. Entrano in un colpo solo, senza attrito.
Emetti un sospiro, di approvazione. Sono già fradicia.
Sicuramente pregusti dentro di te ogni situazione che vivremo. E godi.

Il tragitto non è lungo, lo passiamo in silenzio. Non mi guardi. Hai programmato tutto, ne sono certa.
Scendiamo dall’auto. Presto poca attenzione all’insegna del locale.
L’ingresso piccolo mi ricorda quello di una discoteca.
Musica di sottofondo, non troppo alta, ed un solerte addetto che sbriga la mia affiliazione al club.
Ora ho capito dove hai voluto portarmi.
Sono curiosa, guardo tutto ciò che ci circonda. Mi segui con lo sguardo.
I tuoi occhi disegnano il mio contorno, quasi un alone di desiderio.
Il tuo, violento, mischiato al mio, che aumenta ad ogni passo.
Siamo qui perché sei generoso, tu godi quando mi vedi godere. Ti ecciti, quando gemo, quando scopiamo noi due e quando - come stanotte - lo farò con altri.
Si, ora è tutto chiaro. Stasera mi darai in pasto a bocche affamate e cazzi duri come bastoni.
Sfondata, e poi ripresa. Mi prenderai dopo di loro, dopo questi sconosciuti a cui non interessa altro che un buco da riempire.

Sono eccitata, Dio se lo sono.

Entriamo in una sala, semivuota, alcune coppie sui divani e due ragazzi al bancone del bar. L’arredamento è un po' kitsch, non di mio gusto, ma la scenografia non uccide il desiderio.
Anzi, ti dirò, le luci soffuse rendono alcune poltroncine già molto invitanti.
Mi porti in giro. Sembro, lo so, la bambina nel negozio di giochi, in mezzo ad altri intenti a cercare i balocchi per la notte.
Non è facile seguirti al buio.
Questi corridoi noto esserti familiari.
La cosa m’infastidisce; che tu fossi un habitué non lo avevo considerato.
Ma tant’è. Ora ci sei con me, e questo ti farà stra_godere.
Si sente ovunque il rumore attutito del velluto, e un’aria calda e avvolgente. Con le dita sfioro divani morbidi, maniglie di porte socchiuse, ombre in attesa di un gesto d’intesa.
Mi sento spingere contro il muro, penso sia uno sconosciuto, il primo della serie. In un attimo la lingua mi riempie la bocca, ma la riconosco, sei tu. Tu che cominci a scaldare l’ambiente. Mi togli gli slip, devono trovarmi già pronta. Libera, e troia.
Fai scivolare le labbra lungo il collo, la lingua disegna il seno, con un soffio lo senti inturgidirsi mentre mi palpi. Lo liberi dalla stoffa del vestito, vuoi che resti scoperto. A portata di altre bocche.
E di altre mani, che sento addosso d’improvviso. Salgono dalle cosce, dai fianchi. E ancora più su. Devo abituarmi all’idea di essere manipolata da ombre, che frugano, assaporano, coltivano la mia eccitazione, sempre più liquida.
Vorrei capire cosa mi accade, perché sento di non volermi fermare.
Mi abbasso sulle ginocchia, voglio farti sentire quanto calda sono, di bocca. Apro la lampo e te lo prendo, golosa, scorrendo con la lingua, su e giù lentamente, mentre con le mani accarezzo due sconosciuti; li sento ansimare, sento i loro cazzi drizzarsi.
Vorrei aver 3 bocche per succhiarvi tutti.
L’atmosfera di questo posto mi da alla testa, penso. Vibra intorno la voglia che hanno di sc0parmi, mentre aspettano un tuo gesto di assenso.
"Vuoi andare in una stanza?", mi chiedi.
La risposta non serve. Mi conosci.
Un ambiente piccolo, il letto, pochi cuscini, una poltroncina. Certo, a qualcuno in principio tocca sempre guardare. Ottima prospettiva, mentre aspetti il tuo turno. Lo spettacolo sarà interessante, vivo, molto animato.
Mi sbattono, a ripetizione, forte, da ogni lato. Mi riempiono tutta.
Gli ordini di sculacciarmi facendomi urlare di piacere, e sorridi.
Mi scopano, così, di fretta. E sorridi
Non c’è complicità, ma foga; mi trattano per quello che loro credono io sia.
Una troia navigata. Sarebbe più giusto dire la tua.
La musica continua, in lontananza. Avanti, nuovo giro, nuova corsa (a godere).
Cambiamo gioco. Mi fai appoggiare ad una finta parete, per guardare una coppia scopare; hai il cazzo di marmo, lo sento sul culo. Me lo spingi contro, intanto.
- Senti come gode quella? - mi sussurri all’orecchio - Lo senti? Voglio che tu goda più forte.
Annuisco col capo, mentre cerco di mordere le dita che arpionano i lati della mia bocca.
Attorno, gemiti e sussurri. In crescendo. Un girone infernale di sensi, di odori di sessi mischiati, di sborra impregnata nei tessuti degli arredi, di corpi che girano alla ricerca d’altri corpi.
Livello del gioco superato. Alziamolo ancora.
Cerchi un divano, mi apri le gambe ed inizi ad accarezzarmi. Offri il mio sesso così, in vista, a chiunque voglia guardare e provare. Un tizio si avvicina, vorrebbe leccarmi.
Sorridi, gli fai cenno col capo che non è cosa.
Bastardo,  una cosa così mi avrebbe fatta impazzire.
Quasi per consolarmi mi dai la possibilità di scegliere il prossimo giocattolo.
Non vedo nulla che mi stuzzichi. Non è estetica, è richiamo del corpo.
- Scopami tu, ora, dai - ti imploro, ma non ho tempo di finire la frase che una voce mi interrompe.
- Cosa vuoi, puttanella? - mi soffia all’orecchio un tizio in preda ad una evidente erezione nei pantaloni.
- Vuole essere scopata. Senza preliminari. Vuoi farlo tu? - rispondi, soffocandomi con uno sguardo.
Mi strattona e mi spinge dentro una stanza, li accanto.
Faccia contro il muro, schiaccia i seni tra le mani.
Tira fuori il cazzo, e lo spinge dentro di colpo.
Non mi dà tregua, lo sento crescere, sento come scivola e spinge. Sento le scosse fulminarmi il cervello. Pompa come un dannato, sborra talmente tanto che sento bagnato lungo le gambe. Il mio orgasmo è un fulmine, di li a poco. Vorrei avere il tempo di godere ancora, magari nel culo, di sentire il mio corpo pulsare attorno a quel cazzo, ma tu hai licenziato il burattino.
Chiudi la porta a chiave. Mi fai mettere a cavalcioni. Obbedisco e ti scopo, finalmente.
Dai buchi sulle pareti ci osservano, si sentono gli ansimi, alcuni forti, altri sembrano rantoli.
Mi muovo lentamente, voglio sentire ogni centimetro del tuo cazzo piantato dentro, salgo a bordo cappella e ridiscendo, prima poco, poi del tutto, cambio il ritmo. Ci ballo sopra.
- Sei una troia lo sai? - ti sento, stai impazzendo.
- Mi adori cosi, vero?
Non conto i movimenti. So solo che mi sollevi per i fianchi e mi impali sopra di te. Sempre più forte, sempre più veloce. Non so chi scopa chi. Ti sento nella figa, nel culo.
Vengo. Urlando con voce roca, Dio se vengo.
Ribalto indietro la testa e spalanco la bocca, ma tu mi stai sborrando nella figa (ed io non posso bere).

Non mi lasci il tempo di ricompormi, di pulirmi.
Usciamo dalla stanza, ho la tua sborra sul vestito, mischiata a quella degli altri.
Scomposta, sporca di rimmel, rossetto sbavato.
Vuoi che mi vedano così, tutti.


Ennesimo brivido, l’ultimo della serata.

- Hai gradito l’insolita serata?

- Insolita? Scopiamo con una certa frequenza, no? - sorrido con malizia, sapendo di dare la risposta che non ti aspettavi.

- Non era quello che intendevo…

- È tutto ciò che ricordo della serata.

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