Il quartiere latino,
dove è situato il museo, è la parte di Parigi che preferisco. Una
piccola città nella metropoli infinita, situata fra la Senna, la
Sorbonne, il Pantheon. Lì c’è anche la grossa calamita naturale
di Notrè Dame, una calamita in pietra gotica anziché di magnetite
che attira le formiche umane come fossero limatura di ferro. Una
moltitudine di persone le sciama intorno, entra, esce, se ne va dopo
aver esaudito il dovere della visita.
Tutta una banalità.
Parigi è di una
bellezza patinata che non mi piace. A tratti sembra falsa e i suoi
sobborghi sono invece troppo veri tanto sono orribili. Non hanno la
bellezza dell’antico, neanche del vecchio, sono già devastati dopo
pochi anni dalla costruzione.
Di una cosa ho nostalgia
di quando ci ho vissuto, tornare a volte all'alba con la baghette
ancora calda di forno sottobraccio e vedere i netturbini che lavano
le strade con i getti d’acqua.
Veniamo al museo.
Il museo, un palazzo
costruito sulle rovine delle terme gallo-romane, prende il nome dall'Abbazia cistercense di Cluny ed era usato come Hotelerie dai
potenti Abati quando questi dovevano conferire con i regnanti di
Parigi. Successivamente un mecenate di allora lo usò per sistemarvi
le molte opere d’arte medievale che collezionava per passione. Eh
si.. anche i ricchi uomini erano diversi allora, ora collezionano
puttanelle che neanche scelgono prima, le prendono a scatola chiusa.
Questa è l’epoca della volgarità presentata come virtù.
Ok, smetto.
Non so esattamente
quando la casa del mecenate divenne museo. E’ un museo non molto
frequentato, la massa è indirizzata verso richiami di maggior
interesse.
Il fatto è che tu hai
poco tempo a disposizione, proprio poco.
Poco più del battito
d’ali di una farfalla, quando a me invece non basterebbe la vita
per viverti.
Mi dici..
E’ una pazzia! Posso
venirci ma lui mi raggiungerà subito. Avremo pochi minuti e cosa
potremmo fare in pochi minuti? Rischierei di essere sorpresa con te..
Si, insisto.. pochi
minuti per vederti.
Ti aspetto, vieni quando
puoi. Prendi il metrò, scendi a La Sorbonne-Cluny e raggiungimi.
Entra... esci direttamente nel giardino, vai verso la foret de la
licorne. Ti aspetto lì. Mi vedrai.
Ti voglio troppo.
Voglio accarezzare i
tuoi capelli, passare le dita sul tuo viso e sulle tue labbra, voglio
seguire la curva del tuo collo, della tua nuca. Baciarti.. gustare la
morbidezza delle labbra e succhiarti la lingua, morderti piano. Non
m’importa se solo per un attimo. Me lo faccio bastare. Voglio
sentire il tuo seno, la pienezza delle tue coppe, voglio metterti la
mano fra le cosce. Voglio spostarti gli slip e trovarti bagnata.
Voglio toccarti.. penetrarti forte con le dita. Voglio strizzare il
tuo clito. Voglio farti godere così.. mentre ti aggrappi con le mani
sulle mie spalle. Voglio bere i tuoi gemiti e il tuo ansito.
Ora la tua mano mi cerca
e lo senti.
Senti quanto è duro,
eccitato di te? Per te? Lo vuoi in mano..?
Si.. si.. tiralo fuori,
fai presto.. voglio menarti.. voglio succhiarti, voglio berti! Fammi
godere.. fammi venire così! Mettimi le dita dentro! Tutte tutte! Poi
ti bevo.. ti bevo fino all'ultima goccia.
Sento gli spasimi del
tuo orgasmo ora. Sento le tue unghie che mi segnano l’asta. Poi la
tua frenesia, t’inginocchi davanti a me. Mi succhi. Mi meni forte,
m’inghiotti.. ora vengo.
Vengo.. vengo e urlo il
mio piacere!!
Ti rialzi e passi la
lingua sulle labbra. Ti bacio e sento me. Bevo quello che mi passi in
un lungo bacio.
Ho bevuto troppo, fumato
troppo, pensato troppo.
La verità è che non
esiste nessuna donna, non esiste nulla di ciò che ho scritto.
Nel museo c’è un
arazzo speciale. Una serie di sei pannelli tessuti in seta e lana.
Mostrano varie scene rappresentanti una dama e un unicorno.
L’unicorno è qualcosa di mitologico, dotato di poteri magici. Si
dice che toccandolo si rende possibile far diventare realtà un
sogno.
Mi scrivi..
Ti penso.. sono a
Parigi. Sono al museo ora. Mi masturberò pensandoti.. nello stesso
punto dell’altra volta..
Tu… troppo bella per essere mia.
Tibet.
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