sabato 30 marzo 2019

ALAIN, PAOLA, SUA MADRE E IL PIACERE DI SEDURRE UN GAY.




“Ascolta, se sei solo, mangia qualcosa con noi, siamo io e mia madre, poi vengo da te... ”.
“Si, se non vi disturbo”.

Era una ragazza bionda, molto carina, vestiva sempre in modo un po’ appariscente e si diceva a scuola che era piuttosto disponibile, diversi ragazzi si vantavano di aversela fatta. Con lui ci aveva provato e dato che l'aveva evitata, se l'era presa. Era andata in giro a proclamare a tutta la città che era gay.
Stronza.
E Alain non era tipo da lasciare conti in sospeso.
La seguì a casa, qui le presentò la madre, la quale era la copia conforme della figlia, solo più formosa e anche lei, come dimostrò nell’ora seguente, spudorata e munita di una lingua mordace.
“Sai mamma... Alain va a studiare a Bologna, si chiama Alain ma si fa chiamare André o addirittura Andreina, ma non è carino? Mi da qualcosa che non si porta dietro, libri, cd...”
Poi proseguì, ridendo.
“Non preoccuparti della mia virtù, perché non gli piacciono le ragazze, le sue preferenze sono per i maschietti o meglio i maschioni? Insomma mammina… se la fa con gli uomini. Non è così, Alain?”.
Lui negò ma in un modo che non era certo convincente.

“Che spreco per noi ragazze, è un vero peccato, un così bel figliolo, e chissà... a vedere dal pacco che mostra come è munito! Ma pazienza, così gira questo schifo di mondo! Ma davvero non ti piacciono le donne, Alain?”.

Per tutto il pranzo le due donne, madre e figlia, fecero a gara per prenderlo in giro, anche con pesanti giri di parole, lui sorrideva e rispondeva con frasi di circostanza.
Portò Paola a casa sua, qui in camera, lei diede un’occhiata intorno e si buttò sul letto, aveva quasi completamente le cosce scoperte e s’intravedevano le mutandine, poi lamentandosi del caldo slacciò la camicetta, mettendo in mostra il reggiseno, lui... Alain, si mostrava intimidito, lei spavaldamente voleva continuare nel suo prenderlo in giro, stuzzicandolo e lui l'assecondava completamente.

“Ti spiace se mi tolgo la camicetta, fa così caldo… tanto non ti fa certo effetto, non ti piacciono le tette... posso chiederti una cosa, Alain?”
E poi...
“Ma veramente non ti piacciono le donne, ne sei sicuro... ?”.

Classica domanda di tutte le donne, non sa quante volte gliela hanno rivolta.
Si mostrò titubante.

“Non sono mai stato con una donna…”.
“E con gli uomini cosa fai?”.
Intanto si era tolta la camicetta e si toccava il seno.
“Ma niente, cosa pensi…” rispose.
“Non ti fa nessun effetto veder un bel paio di tette come le mie?”

Così dicendo aveva liberato due belle tette dure e se le stava accarezzando.
Poi si tolse la gonna e spostando il fondo delle mutandine, mise in mostra il pelo curato che ornava la sua fica.

“E una bella fichetta così, non ti viene voglia di scopare?”.
Stava giocando e la lasciò fare.
“Mi stai mettendo in agitazione…”
“Come quando sei con un uomo?”.
Intanto si era tolta le mutandine...
“Dai, vieni qui vicino, proviamo se ti fa qualche effetto”.
Si aprì le labbra della fica, mettendo in mostra il suo interno e il  clitoride già turgido.
Si avvicinò e lasciò che gli prendesse una mano, che si passò prima sul seno e poi lentamente sul ventre, fino a posarla sulla fica.
“Dai… ora toccala leggermente, piano, ora toccami il clitoride, si… così… dimmi… vi toccate anche fra voi?”.
“Si,  certo! Ci baciamo, ci accarezziamo e facciamo l’amore…”.
“L'amore! Esagerato! Siete dei depravati! Ve lo mettete nel culo, vuoi dire… vi sbattete come animali...!”.
“Non sempre. Prima lo prendiamo in bocca e delle volte veniamo così…”.
“E io... ti faccio eccitare?”.
Non rispose e intanto continuava a toccarle la fica, le introdusse prima un dito e poi due, con il pollice le titillava il clitoride, lei dimenava il bacino e si spingeva verso la sua mano.
“Continua dai... mi fai godere...”
Abbassò il viso e prese a baciarle le tette, mordicchiava i suoi capezzoli e li tirava fino a farli indurire come due fragoline.
“Si... bravo... dai, continua così, vedrai com’è bello far sesso con una donna…”.
Le leccò poi il ventre e cominciò a baciarle la fica, lei sobbalzava alle sue carezze linguali, ogni tanto la penetrava con le dita e la strofinava fortemente.
Lei con la mano gli cercò il cazzo e si meravigliò di trovarlo duro, si rialzò e lasciò che gli togliesse i pantaloni, il tanga che portava e la camicia, quando vide il suo cazzo emise un grido eccitato!
“E’ magnifico, mai visto un cazzo così largo e lungo, lasciamelo toccare…”.
Si mise in ginocchio sul letto e cominciò a lavorarlo con la mano e poi con la lingua e con la bocca.
“Hai visto sono riuscita a fartelo rizzare? Ora puoi mettermelo dentro…”.
Disse poi tutta eccitata.
L’accontentò prontamente, era piuttosto stretta, ma lentamente riusci a penetrarla e iniziò a montarla, poi le chiese se doveva mettere il preservativo, lei disse di no e lo liberò da quel pensiero, si mise d’impegno per farla godere, alternava movimenti veloci ad altri lenti e circolari, la senti godere e si lasciò andare anche lui, venendo dentro di lei con un lungo getto di sperma.
Restarono ansimanti per qualche istante, poi l'accompagnò in bagno, le sgocciolava tutto lo sperma fra le gambe, qui si sedette sulla tazza e cominciò a pisciare, lui la guardava simulando curiosità e lei gli lasciò vedere tutto, poi si lavò sul bidet, anche lui orinò sotto il suo sguardo interessato e si lavò.
Il cazzo non gli si era ammosciato, era rimasto parzialmente eretto e appena tornati sul letto, lei lo prese in mano e cominciò a menarlo, chiedendogli:
“Dai raccontami cosa fate... dopo che ve lo siete preso in bocca…”.
“Dopo che ci siamo eccitati a sufficienza, quello che fa la parte, diciamo così femminile, lo prende nel culo…”.
“Tu cosa sei? Lo prendi?”
“A volte si...”
“Il tuo poi è così grosso… farà male dell'accidente…”.
“No, si lubrifica il buco e si penetra piano, quando è tutto dentro si comincia a pompare, prima piano per poi aumentare il ritmo, fino a venire…”.
Lei, mentre le parlava si era seduta sul suo cazzo e se lo era infilato, si alzava su e giù, facendo forza sulle ginocchia, lui le palpava le tette, poi nuovamente si alzò e se lo infilò mostrandogli la schiena e lui mise le mani sui fianchi aiutandola ad alzarsi per poi farla abbassare con forza sul cazzo.
Con un pollice prese a toccarle l’ano, insistette un poco fino a penetrarla lievemente, sentiva che godeva, perché pur restando in silenzio, ogni tanto si fermava completamente per poi riprendere il movimento di su e giù, dopo un po’ la fece alzare e la mise alla pecorina sul letto, lui in piedi, la prese per i fianchi penetrandola a fondo, con le mani le toccava il suo buco del culo, accarezzava, la penetrava, ora era ricettivo e si lasciava entrare con facilità, venne ancora dentro di lei e ritornarono in bagno per lavarsi nuovamente.
Mentre lei si distendeva nuovamente sul letto, le portò da bere e si distese vicino a lei, questa volta l’uccello si era ritirato, era tutto moscio, lei mise la testa sul suo ventre e prese a guardarlo e poi a toccarlo.
“Ma io penso che prendere un così grosso arnese come il tuo nel culo faccia male… ti fanno male quando ti inculano?”
“Preferisco metterlo nel culo al mio partner ma poi non è così doloroso, anzi quel po’ di dolore aumenta il piacere…”.
“E mentre lo prendi, ti tira il cazzo?”
“Si, altroché e di solito si viene masturbati da chi t’incula, così è anche con una donna, almeno credo, mentre sei nel suo culo, la masturbi…”.
Gli prese in bocca il cazzo, ancora moscio e cominciò a lavorarlo.
“Io ancora non ci tengo a farmi inculare, ho paura del dolore…”.
“Hai delle riserve assurde, ti credevo più aperta, più disponibile a nuove esperienze…”.
“Lo sono, ma ho paura del dolore….”.
“Ti atteggi a donna spregiudicata, ma lo sei solo a parole, per esempio, sei mai stata con una donna?”.
“No...”.
“E non sei curiosa di provare?”.
“Ma si, sempre se trovassi una donna esperta e disponibile, bella però, penso farei volentieri quest’esperienza, mi piacerebbe provare ...come vedi non sono così chiusa…”.
“Io conosco la persona giusta,  una mia amica, si chiama Sara, ha trent’anni ed è una bellissima donna, farebbe veramente al caso tuo…”.
Intanto il cazzo si era ripreso del tutto nella sua bocca, lei parlava fra un’introduzione e l’altra.
“Si… fammela conoscere…”.
“Si, ma tu cosa mi dai?”
Le chiese mentre le sfiorava con le dita il suo culo.
“No, non puoi chiedermi questo, non posso prendere questa bestia nel culo, camminerei male per una settimana…”
“Io ti organizzo un incontro qui a casa mia, tu e lei, diciamo per domani pomeriggio, però adesso ti lasci inculare, devo provare la differenza fra inculare una donna e un uomo, altrimenti non se fa nulla…”.
“No ...no, sei un vero animale… Però se prima mi porterai questa donna e farò  sesso con lei, dopo mi lascerò prendere nel culo se mi prometti di non farmi troppo male …”.
“No, subito, adesso”.
Era ritornato nuovamente in tiro, la rovesciò quindi sul letto e la prese, le fece provare altri orgasmi, quando ritenne che fosse sufficientemente riscaldata, la mise sul letto alla pecorina e le baciò a lungo il buco del culo.
Prese poi del lubrificante anale che aveva già a portata di mano e con un dito la lubrificò per bene, introducendole tutto il dito medio, per poi penetrarla con due, la menò un po’, lei aveva la testa posata sul letto e aveva divaricato le gambe, il suo culo era magnifico, sodo e maestoso, mise in corrispondenza del suo buco la sua cappella, la massaggiò e prese a spingere dolcemente ma fermamente per penetrarla, lei fece per ritrarsi ma la prese fermamente per i fianchi mettendo maggior forza.
“Rilassati, lasciati andare, non contrarre il sedere, spingi in fuori e lasciami entrare, vedrai che sarà piacevole anche per te…”.
Sentì il suo buco più ricettivo e spinse ancora, ora la cappella era tutta dentro, feci quindi un paio di movimenti di dentro e fuori, per poi inserirlo ancora di più, lei aveva preso a mugolare e non sembrava solo per il dolore. Alla fine riuscì ad inserirlo per buona parte dell’asta e iniziò a pomparla, prima lentamente, poi aumentando i colpi, con maggiore frequenza e forza, con una mano le masturbava la figa, le introduceva le dita e le stuzzicava il clitoride.
“Ti fa male?” le chiese.
“Un po’, ma continua, non ti fermare, dai …spingi …toccami la fica, dai… fammi godere…”.
Prese ad infilarla con maggiore vigoria, ora il cazzo entrava tutto fra le sue natiche aperte, il suo buco stretto gli faceva venire dei brividi di piacere quando sfilava quasi la cappella per poi reinserirla nuovamente.
Alla fine arrivò all’orgasmo e sborrò nel suo sfintere.
Restò un po' dentro di lei continuando a pomparla e poi quando tolse il cazzo, un fiotto di sperma le uscì fuori. La accompagnò nuovamente in bagno e le chiese se le era piaciuto.
Aveva goduto, gli disse, anche se ancora il buco le dava fastidio e un po’ di dolore.
Le disse che per lui era stata meglio di tutti gli uomini che avevo avuto fino a quel momento.
La sua prima intenzione era stata quella d’incularla senza lubrificante, di farle davvero male. Ma era contento di aver cambiato idea, la ragazza gli piaceva e tutto il risentimento che avevo nei suoi confronti era sparito.
Per quel giorno fu tutto, mentre la accompagnava alla porta le confermò che l’indomani nella mattinata avrebbe portato a casa sua un cartone di libri.
Lei non sarebbe stata in casa, andava con suo padre fuori città e non sarebbe stata di ritorno fino alle tre o quattro del pomeriggio e  raccomandò di non andare a casa sua prima delle undici perché a sua madre piaceva dormire fino a tardi.
Le disse che le avrebbe telefonato nella serata per confermarle l’incontro con la sua amica.

La Madre di Paola.
Alain in prima persona ora.

La mattina successiva, domenica, riempii un cartone di cd, libri alla rinfusa e alle nove presi un taxi e mi feci portare a casa di Paola, mi feci aprire il portone da un altro inquilino e mi presentai sulla porta dell’appartamento di Paola.
Suonai ripetutamente finché una voce assonnata chiese:
“Chi è?”.
“Sono io, Alain, ho portato le cose di Paola”.
“Paola non c’è ora…”.
“Ha detto che devo lasciarle in camera sua…”.
“E va bene, aspetta un attimo…”.
Dopo qualche istante aprì la porta e mi lasciò entrare, come speravo... indossava solamente una leggera vestaglia e sotto era nuda e la vestaglia non era chiusa nemmeno molto bene.
“Alain ti ucciderei, ”mi disse, ” mi hai svegliato …”.
Mi profusi in mille scuse, nel tono più umile che potevo utilizzare, le chiesi quindi dove era la camera di Paola, lei mi precedette per aprirmi la porta, sotto la vestaglia s’intravedeva la forma del sedere, più formoso di quello della figlia e dopo che ebbi lasciato il cartone nella stanza, lei disse:
“Ormai che mi hai svegliato tanto vale che facciamo il caffè, ne vuoi?”
In cucina mi fece sedere al tavolo e lei si mise a preparare la caffettiera, nei movimenti scopriva le gambe fino all’inguine.
Di sopra, i seni, più formosi di quelli dalla figlia, facevano ogni tanto vedere la loro pienezza. Io non potevo toglierle gli occhi da addosso, lei si sedette di fronte a me, appoggiò i gomiti sul piano del tavolo e così facendo si aprì ancora di più la vestaglia.
Lei si accorse del mio sguardo.
“…Che stai facendo…? Sbirci…? Se non ti piacciono le donne, che mi guardi a fare?”.
Io balbettai qualche cosa e lei mi servì il caffè, era evidente dai suoi gesti che voleva stuzzicarmi, si appoggiò, come per caso, con il fianco alla mia spalla, poi nuovamente si sedette di fronte.
“Certo che è un vero peccato che un bel ragazzo come te sia una checca… scusa sai, ma te lo devo proprio dire…. Ma sei proprio sicuro che non ti piacciono le donne?”.
Aveva abboccato anche lei.
“Ma veramente… non sono mai stato con una donna… non ho mai…”
Risposi abbassando lo sguardo.
“Hai mai visto una donna nuda?”.
“No” risposi.
“E vorresti vederne una, tanto per vedere che effetto ti fa?”.
“Bèh, non lo so, forse si…”.
“Si, facciamo tanto per provare, tanto non succederà niente e poi chiamami per nome, Loredana e dammi del tu…”.
Si alzò, si tolse la vestaglia e rimase nuda, era una gran bella donna, meglio della figlia e io ero già eccitato, ma dovevo portarla ancora un po’ di più nella trappola.
“Che effetto ti fa?”
Mi chiese, girando su sé stessa.
“Sono scombinato, fino a adesso ho visto solo degli uomini nudi e le tue rotondità…”
E non finii la frase.
“Devi vedere anche i particolari, dai vieni con me, in camera mia saremo più comodi...”.
Mi afferrò per mano e mi condusse in camera, si era portata la mia mano all’altezza del seno.
In camera c’era ancora il suo odore di femmina, qui mi mise ai piedi del letto e lei si distese, con le mani iniziò ad accarezzarsi le tette, tirandosi i capezzoli finché questi s’indurirono, poi si passò le mani sullo stomaco e sul ventre fino al filo di pelo nerissimo che aveva sul pube, aprì le cosce e intravvidi il solco della vagina.
Lei si passò la mano sul pube e mi chiese:
“Hai mai visto com’è fatto il sesso di una donna?”.
Feci un segno di diniego, lei allora si aprì con le dita la fica e vidi il color salmone del suo interno e il clitoride.
“Ti piace?”
Mi chiese ansimante.
Le feci un segno affermativo e avvicinai il volto per vederla meglio.
“Vieni qua…”
Comandò.
Quando fui vicino al suo viso, mi porse la bocca e disse:
“Dai, baciami, questo lo saprai fare... vi baciate anche fra di voi uomini, no?”
Io iniziai a baciarla, mostrando dapprima una certa incertezza e poi, anche grazie alla sua intraprendenza, più vigore. Lei mi prese una mano e se lo portò sul seno, qui la sua mano mi mostrò come accarezzarla, come prendere il capezzolo fra le dita e tirarlo.
Si ripeteva la stessa cosa come con la figlia.
Poi mi portò la mano fra le sue cosce e mi dimostrò come darle piacere, e mentre la lavoravo, lei ormai convinta di avermi eccitato a sufficienza, portò la mano sul mio uccello e restò piacevolmente sorpresa, non si aspettava un cazzo completamente in tiro.
Mi fece alzare e mi aprì i pantaloni e fece uscire con qualche difficoltà il mio affare, grosso, lungo e duro.
“Ma come sei fornito! Sei una vera bellezza! Vieni fammelo assaggiare, anche fra voi vi fate i pompini, no?”
Mi prese in mano l’asta, scappellandomi la cappella, lo menò per un po’ e poi cominciò a lavorarlo con la lingua, cercando di ingoiarlo per tutta la sua lunghezza, io intanto avevo portato le dita, con le quali l’avevo masturbata, alla bocca, cominciando a leccarle, quando le lo vide, mi disse che avremo fatto un sessantanove e mi fece stendere e si sdraiò al contrario su di me, cominciai a leccarla con estremo piacere, sapeva un sapore acre e forte di femmina. Presi ad aprirle le grosse natiche e a toccarle il buco del culo.
“Non venire ora lasciami fare, ti scopo io”.
S’infilò il mio cazzo e cominciò a cavalcarmi con forza, io collaboravo spingendo il bacino in alto in corrispondenza dei suoi colpi.
“Sto per venire”
L’avvisai.
“No, …non ancora, resisti che veniamo insieme...”.
Mi sforzai di resistere al suo assalto che diventava sempre più scomposto, e quando sentii che cominciava a mugolare e lamentarsi, mi lascia andare e venni con gran godimento, lei si abbandonò sopra di me, cominciai ad accarezzarla, sulla schiena e sulle natiche.
“Allora”, mi chiese dopo un po’, ancora ansimante, “ti è piaciuto? … Com’è stato?”.
“Magnifico, non pensavo che fosse così bello con una donna...”.
Lei si alzò, prese dalla poltrona una sua canotta e si pulì fra le cosce, lo sperma continuava ad uscirle dalla vagina, poi uscì dalla stanza ed entrò in bagno, ritornò con un asciugamano bagnato e prese a pulirmi il cazzo, anch’esso tutto bagnato di sperma.
Si distese quindi al mio fianco e ci accarezzammo a vicenda, baciandoci lungamente in bocca, aveva ancora bisogno di essere convinta di avermi convertito al sesso eterosessuale e mi chiese:
“Dimmi, non è meglio farlo con le donne? Non hai goduto di più con me, che con i recchioni che ti sei fatto fino adesso?.
“Si, è stato bellissimo, ti sono molto grato per avermi fatto provare”.
“E’ stato bello anche per me”, rispose, ” mi hai fatto venire diverse volte, è diverso tempo che non facevo una scopata così…”.
Le accarezzavo le tette, stringendo fra le dita i suoi capezzoli.
“… Vorrei farlo ancora, ma vorrei poter confrontare la differenza di prendere nel culo una donna, ma non so se sei disponibile a farlo con me, se lo hai già fatto…”.
“Certo che l’ho già preso, ma non avevano un cazzo lungo e largo come il tuo…”.
“Lo hai fatto allora con uomini diversi?”.
“Si, mio marito… ogni tanto e poi con altri uomini…”.
Mi stavo eccitando e le chiesi ancora:
“Tuo marito è stato il primo?”.
“No, ho fatto un breve soggiorno a casa di certi parenti per un funerale e una notte ho fatto l’amore con il marito di una mia cugina, lui mi anche inculato, il primo…”.
“E le  altre storie?”.
“Non tante, spesso avevo voglia di farmi qualche amico o conoscente ma restavano solo fantasie, per fortuna alcune occasioni si sono realizzate, ma che fai…? Sei già pronto… va bene, aspettami che mi preparo un attimo…”.
Tornò poco dopo e presi a baciarla e accarezzarla, le baciai lungamente il seno, il ventre e la fica, la misi poi alla pecorina sul letto, quando le baciai il culo, sentii che lo aveva già lubrificato, la presi prima nella fica, la montai con forza, alternando periodi nei quali roteavo il bacino cercando di penetrarla più a fondo, quando la sentii ricettiva tolsi il cazzo dalla figa e lo misi in corrispondenza del buco del culo, la grossa cappella spingeva, la presi per i fianchi e iniziai a penetrarla senza molta fatica, ero già tutto dentro di lei, pompavo con forza mentre con una mano le tormentavo la figa, lei ogni tanto allungava la mano fra le sue cosce e mi prendeva i coglioni tirandoli come per farsi penetrare di più, durai a lungo, lei gemeva e sospirava, spingendo le natiche verso di me, alla fine venni con un breve urlo e rilasciai un fiotto di sperma dentro di lei.
Restai dentro di lei finché passò l’affanno che ci aveva preso, poi tolsi con delicatezza il cazzo dal suo culo e parte dello sperma tracimò fuori. Presi l’asciugamano già usato in precedenza e la pulii teneramente, pulii anche il mio affare e poi mi distesi accanto a lei ancora trasognata.
“E’ stato magnifico, molto meglio che con gli uomini, hai un culo meraviglioso, così sodo e polposo, con un buco così prensile, sembrava che mi stringesse il cazzo…”
Lei emise un sospiro di soddisfazione e dopo alcuni minuti di riposo, andammo in cucina a mangiare qualche cosa, ambedue nudi, fece ancora del caffè.
“Tra poco dovrai andartene, è già quasi mezzogiorno…”.
“Domani devo partire, dai... facciamolo l’ultima volta…”.
Liberai il tavolo e la distesi sopra, le aprii le gambe e presi a leccarla, quando sentii che il mio cazzo era pronto, mi misi le sue gambe attorno alla vita e la penetrai, la montai con forza e molto a lungo, mi misi poi le sue gambe sulle spalle e infine venimmo assieme per un’ultima volta.
La lasciai poco dopo, era diventata nervosa e non vedeva il momento di farmi andare via, io avevo avuto quello che volevo e me ne andai molto volentieri.

Altro che omosessuale, pensai, vi ho fottuto tutte due, tu e tua figlia e stasera la farò scopare anche da Sara!       

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