La fontana del borgo era innovativa per quei tempi.
Da una prima vasca alimentata da una sorgente e che era riservata alle persone per bere e approvvigionare le abitazioni, l’acqua defluiva in una seconda che era usata come abbeveratoio per gli animali e infine da questa ad una ulteriore e ultima dove le donne potevano lavare i panni.
L’aveva ideata e fatta costruire a somiglianza di quelle viste nella Andalusia costruite dagli Almoravidi.
Si stava dissetando, come il suo cavallo che beveva alla seconda vasca tenuto alle redini dal suo scudiero.
-E’ sudato… non farlo bere troppo…-
In quel momento la vide.
Una giovane donna, forse d’età poco più che adolescente ma pienamente formata, la blusa aperta faceva intravedere due globi di carne soda e candida che ballavano seducenti, scossi dai movimenti fatti nello sbattere e strizzare i panni.
Il viso era parzialmente nascosto da una gran massa di capelli corvini che le cadevano sul viso, lui… intuì la grande bellezza della giovane donna.
Doveva essere bella, lo sentiva.
Chiamò a sé lo scudiero e gli chiese indicando la giovane donna.
-Chi è? Sai come si chiama?-
-No, mio Signore, ma posso informarmi…-
-Fallo al più presto ma con discrezione…-
Più tardi nella sala del suo castello beveva una coppa di vino, proveniente dalle cantine dove la temperatura era sempre gradevole.
Vestiva ora una tunica moresca bianca che apprezzava per la sensazione di frescura che gli dava.
Il suo scudiero entrò nella sala e gli rivolse un breve inchino.
-Mio Signore…-
-Dimmi… quindi…-
-Si chiama Daria, fa la lavandaia… come la madre…-
-Continua… quanti anni ha?-
-Quattordici, Mio signore… si dice che…-
-Su… non farti levare le parole di bocca! Che si dice… dunque?-
-Si dice… che è nata nove mesi dopo la presa di Barbastro, faceva parte della piccola comunità di ebrei e di cristiani tollerata in città dai mori, la madre è stata stuprata… ed è nata lei…-
Barbastro!
La sua mente tornò a quindici anni prima.
Era allora un giovane guerriero senza altri averi se non il suo coraggio, la sua armatura e i suoi cavalli da battaglia.
-Barbastro…! Ricordi? Tu eri con me già allora… ricordi il sangue che scorreva come fiumi lungo le vie cittadine? Come rifletteva la luce delle nostre fiaccole? E l’odore… quell'odore di morte…!-
Lo scudiero lo guardava, aspettava suoi ordini.
-Portala qui… ho bisogno di una nuova fantesca, che sia giovane e di bell’aspetto…-
-Si, mio Signore…-
Si portò alla finestra dalla quale vedeva tutto il borgo sottostante, la sua mente corse a quella notte…
Ventimila mori morirono quella notte, i crociati, che si riconoscevano fra loro per una fascia scarlatta legata al braccio destro, non ebbero pietà per nessuno. Furono uccisi vecchi e bambini, le donne violentate e poi… molte di loro vendute come schiave.
Il bottino della presa della città fu enorme.
Parte del merito della caduta fu suo.
Il suo signore e padrone, il Re Sancho Ramirez, lo aveva designato come capo della piccola forza d’armati che, dopo il crollo di parte delle mura difensive causata dallo scavo dei minatori e zappatori, doveva costituire una specie di testa di ponte subito al di là della cinta, disponendosi a testuggine e permettendo quindi l’afflusso di tutta l’armata.
Fu il solo superstite, in quel frangente perse tutta la sua gente ma riuscì nello scopo.
La città fu presa.
Ebbro di adrenalina, lordo del suo sangue che scorreva dalle sue innumerevoli piccole ferite e di quello di quanti aveva ucciso, sciamò anche lui per le vie della città, urlando quanto gli altri…
-Uccidi! Uccidi!-
Uccise con frenesia. Trascurava solo chi portava la fascia rossa al braccio. Quanti ne uccise in quella lunga notte? Incalcolabile il numero.
Poi… avvenne il saccheggio.
Ora le urla che si sentivano erano…
-Prendi… prendi…-
Ed infine gli stupri.
Le più ambite erano le donne moresche, che dopo la violenza venivano sgozzate. Molte erano di grande bellezza. Delle nobili, alcune furono risparmiate e furono oggetto di riscatto, allora si diceva che furono restituite in cambio del loro peso in oro e argento!
Quante donne stuprò in quelle giornate di follia? Mentre girava ebbro di vino e di lussuria? Era nel diritto del vincitore farlo, sancito dagli usi e costumi della guerra.
Ritornò con la mente al presente e chiamò forte…
-Maria!-
Accorse la sua vecchia domestica, stava con lui da molti anni ormai ed era fedelissima. Attese con rispetto le sue parole.
-Verrà una giovane donna… voglio che ti accerti che possa essere utile al tuo servizio, ti aiuterà nei compiti più faticosi, tu le darai le disposizioni necessarie…-
-Si… mio Signore…-
-Se passerà il tuo esame portala poi da me…-
La sua memoria riprese a rivedere il passato.
Quante altre città aveva contribuito a far cadere nelle braccia avide della cristianità?
E a quanti assedi dovrà ancora partecipare? Per far trionfare la parola del Cristo? Quanti morti ancora dovrà vedere?
Rivede le sue gesta di guerriero, i suoi successi che per premio gli hanno fatto avere la signoria del borgo dove ora risiede e di tutto il circondario.
Fu riportato alla realtà dalla sua serva, Maria.
-Sembra una ragazza adattabile, mio Signore, intelligente e modesta…-
-Bene Maria… prendiamola a servizio, la terremo in prova… ora falla entrare…-
Osservò con attenzione l’ingresso della ragazza.
Questa teneva timidamente gli occhi bassi e si fermò appena oltrepassata la soglia del salone.
-Su… Daria… avvicinati. Non aver timore…-
La giovane donna sempre con gli occhi al pavimento si avvicinò e lui ebbe modo di guardarla bene.
Indossava ancora la lunga gonna di panno e la blusa di quando l’aveva notata alla fontana. Le sue forme riempivano i poveri vestiti. Specialmente il seno rigoglioso era contenuto a fatica e minacciava di trasbordare dalla blusa.
Lui seduto la interpellò.
-Ho deciso di prenderti a servizio come fantesca, imparerai da Maria, dovrai ubbidirle in ogni cosa…-
-Si, mio Signore…-
-Dormirai nella stanzetta vicino alla mia e accudirai alle mie necessità…-
-Si, mio Signore…-
-Avvicinati… su non aver paura… ancora più vicino…-
Quando la ragazza fu quasi a contatto con le sue gambe, lui seduto, allungò la mano e la infilò nella scollatura della blusa. Prese un seno nella mano e lo tastò, era duro e compatto ma nello stesso tempo soffice. Strinse il capezzolo che subito si inturgidì diventando come una piccola fragola di bosco.
-Dovrai riscaldarmi il letto quando sarà freddo…-
-Si… mio Signore…-
-Hai un promesso? Un giovane del borgo che ti piace?-
-No… mio Signore…-
-Vieni ancora più vicino… qui… mettiti a fianco della sedia…-
Quando la ebbe vicina a sufficienza con la mano le alzò il bordo della pesante gonna e le accarezzo le gambe che trovò lisce e sode, ne percorse l’interno fino ad arrivare all’inguine.
Il boschetto di pelo pubico che copriva la sua conchiglia era morbido ed appena umido, la sua fragranza gli dette momentaneamente alla testa. Le piaceva quell’odore, un misto di selvatico, di sudore e umori di donna.
-Sei vergine…? Nessuno ha preso la tua conchiglia… Daria?-
-Si… lo sono… mio Signore…-
Lui passò le dita sul pelo, trovò un varco e prese ad accarezzarle le valve della conchiglia, poi con determinazione spinse un dito e trovò l’ostacolo dell'imene intatto ad impedirgli l’ingresso.
Staccò la mano…
-Servimi con fedeltà e dedizione e al compimento dei tuoi sedici anni ti darò in sposa a un possidente e vivrai senza patemi per tutta la tua vita…-
-Lo farò… mio Signore…-
-Ora vai… fatti mostrare dove dormirai da Maria, e… assolutamente non ti lavare… sotto! Mi comprendi?-
-Si… mio Signore… ho compreso…-
Mentre usciva le poté osservare il bel portamento, il sedere che sotto la gonna pareva sodo e largo.
Chiamò Maria.
-Falla dormire nella stanzetta a fianco la mia, dalle dei vestiti nuovi, falle lavare i capelli… ma non un bagno completo, inteso?-
-Si… mio Signore…-
-E passa parola al mio scudiero, voglio vederlo subito…-
Quando questi fu alla sua presenza gli ordinò…
-Trovami la madre di Daria e portala qui…-
Non passò molto tempo che fu fatta entrare la donna.
Mostrava ancora i segni dell’antica bellezza, ma era anche segnata dalle vicissitudini che aveva passato.
Lui la informò…
-Ho preso a servizio tua figlia Daria…-
Cercava nel viso della donna qualche tratto che gliela facesse ricordare.
-So che è stata concepita durante il sacco di Barbastro, non è così…? Racconta…-
La donna prese a parlare.
-Si, mio Signore… è così… in quei giorni fui stuprata diverse volte e da diversi uomini e dopo… mi trovai gravida…-
-Perché non ti uccisero? Dopo lo stupro intendo…-
-Appena saziato il loro istinto bestiale io urlavo loro che ero cristiana! Cristiana quanto loro e… loro mi abbandonavano a terra come una cosa inanimata… solo che…-
-Solo che?-
-Solo che se ne ripresentava un altro… e poi… un altro. Alla fine potei trovare ricovero nella chiesa che avevano approntato nella precedente moschea, parlai con un religioso e lui mi trovò protezione…-
-E dopo…?-
-La mia famiglia era nel commercio del sale, non eravamo ricchi ma benestanti e mi ritrovai povera e sola, e per sovrappiù anche gravida… sopravvissi… mio Signore…-
-Quale è il tuo nome…?-
-Magda… mio Signore…-
-Sei ebrea, Magda? Ebrea convertita?-
-Solo in parte… mio Signore, da parte della madre di mia madre…-
Lui aspettò un istante prima di dirle…
-C’ero anch’io nella presa di Barbastro, ero più giovane, ricordi di avermi visto? Sono stato uno di quelli che ti hanno stuprato?-
Magda lo osservò attentamente…
Pensò anche a cosa conveniva dire… che lo era uno di quelli? O che non lo era…?
Poi decise di essere sincera.
-Non ricordo i volti… mio Signore, ma mi sentirei di escluderlo, Vostra Signoria non era fra quelli che mi violentarono… no, ne sono sicura!-
Lui apprezzò la sua onestà.
Volle risarcirla per la figlia sapendo che ella contava sul suo lavoro per la vecchiaia e in parte per rimediare alle disgrazie subite.
-Dispongo da ora una rendita mensile nei tuoi riguardi, da ora in avanti potrai vivere senza patimenti… questo fin che vivi…-
Magda si buttò in ginocchio e cerco di abbracciargli le ginocchia ma lui si schermì.
-Vai ora… Magda… vai in pace.-
-E mia figlia… mio Signore?-
-La tratterrò bene, Magda. Potrai vederla ogni volta che desiderai farlo… ora vai.-
Da una prima vasca alimentata da una sorgente e che era riservata alle persone per bere e approvvigionare le abitazioni, l’acqua defluiva in una seconda che era usata come abbeveratoio per gli animali e infine da questa ad una ulteriore e ultima dove le donne potevano lavare i panni.
L’aveva ideata e fatta costruire a somiglianza di quelle viste nella Andalusia costruite dagli Almoravidi.
Si stava dissetando, come il suo cavallo che beveva alla seconda vasca tenuto alle redini dal suo scudiero.
-E’ sudato… non farlo bere troppo…-
In quel momento la vide.
Una giovane donna, forse d’età poco più che adolescente ma pienamente formata, la blusa aperta faceva intravedere due globi di carne soda e candida che ballavano seducenti, scossi dai movimenti fatti nello sbattere e strizzare i panni.
Il viso era parzialmente nascosto da una gran massa di capelli corvini che le cadevano sul viso, lui… intuì la grande bellezza della giovane donna.
Doveva essere bella, lo sentiva.
Chiamò a sé lo scudiero e gli chiese indicando la giovane donna.
-Chi è? Sai come si chiama?-
-No, mio Signore, ma posso informarmi…-
-Fallo al più presto ma con discrezione…-
Più tardi nella sala del suo castello beveva una coppa di vino, proveniente dalle cantine dove la temperatura era sempre gradevole.
Vestiva ora una tunica moresca bianca che apprezzava per la sensazione di frescura che gli dava.
Il suo scudiero entrò nella sala e gli rivolse un breve inchino.
-Mio Signore…-
-Dimmi… quindi…-
-Si chiama Daria, fa la lavandaia… come la madre…-
-Continua… quanti anni ha?-
-Quattordici, Mio signore… si dice che…-
-Su… non farti levare le parole di bocca! Che si dice… dunque?-
-Si dice… che è nata nove mesi dopo la presa di Barbastro, faceva parte della piccola comunità di ebrei e di cristiani tollerata in città dai mori, la madre è stata stuprata… ed è nata lei…-
Barbastro!
La sua mente tornò a quindici anni prima.
Era allora un giovane guerriero senza altri averi se non il suo coraggio, la sua armatura e i suoi cavalli da battaglia.
-Barbastro…! Ricordi? Tu eri con me già allora… ricordi il sangue che scorreva come fiumi lungo le vie cittadine? Come rifletteva la luce delle nostre fiaccole? E l’odore… quell'odore di morte…!-
Lo scudiero lo guardava, aspettava suoi ordini.
-Portala qui… ho bisogno di una nuova fantesca, che sia giovane e di bell’aspetto…-
-Si, mio Signore…-
Si portò alla finestra dalla quale vedeva tutto il borgo sottostante, la sua mente corse a quella notte…
Ventimila mori morirono quella notte, i crociati, che si riconoscevano fra loro per una fascia scarlatta legata al braccio destro, non ebbero pietà per nessuno. Furono uccisi vecchi e bambini, le donne violentate e poi… molte di loro vendute come schiave.
Il bottino della presa della città fu enorme.
Parte del merito della caduta fu suo.
Il suo signore e padrone, il Re Sancho Ramirez, lo aveva designato come capo della piccola forza d’armati che, dopo il crollo di parte delle mura difensive causata dallo scavo dei minatori e zappatori, doveva costituire una specie di testa di ponte subito al di là della cinta, disponendosi a testuggine e permettendo quindi l’afflusso di tutta l’armata.
Fu il solo superstite, in quel frangente perse tutta la sua gente ma riuscì nello scopo.
La città fu presa.
Ebbro di adrenalina, lordo del suo sangue che scorreva dalle sue innumerevoli piccole ferite e di quello di quanti aveva ucciso, sciamò anche lui per le vie della città, urlando quanto gli altri…
-Uccidi! Uccidi!-
Uccise con frenesia. Trascurava solo chi portava la fascia rossa al braccio. Quanti ne uccise in quella lunga notte? Incalcolabile il numero.
Poi… avvenne il saccheggio.
Ora le urla che si sentivano erano…
-Prendi… prendi…-
Ed infine gli stupri.
Le più ambite erano le donne moresche, che dopo la violenza venivano sgozzate. Molte erano di grande bellezza. Delle nobili, alcune furono risparmiate e furono oggetto di riscatto, allora si diceva che furono restituite in cambio del loro peso in oro e argento!
Quante donne stuprò in quelle giornate di follia? Mentre girava ebbro di vino e di lussuria? Era nel diritto del vincitore farlo, sancito dagli usi e costumi della guerra.
Ritornò con la mente al presente e chiamò forte…
-Maria!-
Accorse la sua vecchia domestica, stava con lui da molti anni ormai ed era fedelissima. Attese con rispetto le sue parole.
-Verrà una giovane donna… voglio che ti accerti che possa essere utile al tuo servizio, ti aiuterà nei compiti più faticosi, tu le darai le disposizioni necessarie…-
-Si… mio Signore…-
-Se passerà il tuo esame portala poi da me…-
La sua memoria riprese a rivedere il passato.
Quante altre città aveva contribuito a far cadere nelle braccia avide della cristianità?
E a quanti assedi dovrà ancora partecipare? Per far trionfare la parola del Cristo? Quanti morti ancora dovrà vedere?
Rivede le sue gesta di guerriero, i suoi successi che per premio gli hanno fatto avere la signoria del borgo dove ora risiede e di tutto il circondario.
Fu riportato alla realtà dalla sua serva, Maria.
-Sembra una ragazza adattabile, mio Signore, intelligente e modesta…-
-Bene Maria… prendiamola a servizio, la terremo in prova… ora falla entrare…-
Osservò con attenzione l’ingresso della ragazza.
Questa teneva timidamente gli occhi bassi e si fermò appena oltrepassata la soglia del salone.
-Su… Daria… avvicinati. Non aver timore…-
La giovane donna sempre con gli occhi al pavimento si avvicinò e lui ebbe modo di guardarla bene.
Indossava ancora la lunga gonna di panno e la blusa di quando l’aveva notata alla fontana. Le sue forme riempivano i poveri vestiti. Specialmente il seno rigoglioso era contenuto a fatica e minacciava di trasbordare dalla blusa.
Lui seduto la interpellò.
-Ho deciso di prenderti a servizio come fantesca, imparerai da Maria, dovrai ubbidirle in ogni cosa…-
-Si, mio Signore…-
-Dormirai nella stanzetta vicino alla mia e accudirai alle mie necessità…-
-Si, mio Signore…-
-Avvicinati… su non aver paura… ancora più vicino…-
Quando la ragazza fu quasi a contatto con le sue gambe, lui seduto, allungò la mano e la infilò nella scollatura della blusa. Prese un seno nella mano e lo tastò, era duro e compatto ma nello stesso tempo soffice. Strinse il capezzolo che subito si inturgidì diventando come una piccola fragola di bosco.
-Dovrai riscaldarmi il letto quando sarà freddo…-
-Si… mio Signore…-
-Hai un promesso? Un giovane del borgo che ti piace?-
-No… mio Signore…-
-Vieni ancora più vicino… qui… mettiti a fianco della sedia…-
Quando la ebbe vicina a sufficienza con la mano le alzò il bordo della pesante gonna e le accarezzo le gambe che trovò lisce e sode, ne percorse l’interno fino ad arrivare all’inguine.
Il boschetto di pelo pubico che copriva la sua conchiglia era morbido ed appena umido, la sua fragranza gli dette momentaneamente alla testa. Le piaceva quell’odore, un misto di selvatico, di sudore e umori di donna.
-Sei vergine…? Nessuno ha preso la tua conchiglia… Daria?-
-Si… lo sono… mio Signore…-
Lui passò le dita sul pelo, trovò un varco e prese ad accarezzarle le valve della conchiglia, poi con determinazione spinse un dito e trovò l’ostacolo dell'imene intatto ad impedirgli l’ingresso.
Staccò la mano…
-Servimi con fedeltà e dedizione e al compimento dei tuoi sedici anni ti darò in sposa a un possidente e vivrai senza patemi per tutta la tua vita…-
-Lo farò… mio Signore…-
-Ora vai… fatti mostrare dove dormirai da Maria, e… assolutamente non ti lavare… sotto! Mi comprendi?-
-Si… mio Signore… ho compreso…-
Mentre usciva le poté osservare il bel portamento, il sedere che sotto la gonna pareva sodo e largo.
Chiamò Maria.
-Falla dormire nella stanzetta a fianco la mia, dalle dei vestiti nuovi, falle lavare i capelli… ma non un bagno completo, inteso?-
-Si… mio Signore…-
-E passa parola al mio scudiero, voglio vederlo subito…-
Quando questi fu alla sua presenza gli ordinò…
-Trovami la madre di Daria e portala qui…-
Non passò molto tempo che fu fatta entrare la donna.
Mostrava ancora i segni dell’antica bellezza, ma era anche segnata dalle vicissitudini che aveva passato.
Lui la informò…
-Ho preso a servizio tua figlia Daria…-
Cercava nel viso della donna qualche tratto che gliela facesse ricordare.
-So che è stata concepita durante il sacco di Barbastro, non è così…? Racconta…-
La donna prese a parlare.
-Si, mio Signore… è così… in quei giorni fui stuprata diverse volte e da diversi uomini e dopo… mi trovai gravida…-
-Perché non ti uccisero? Dopo lo stupro intendo…-
-Appena saziato il loro istinto bestiale io urlavo loro che ero cristiana! Cristiana quanto loro e… loro mi abbandonavano a terra come una cosa inanimata… solo che…-
-Solo che?-
-Solo che se ne ripresentava un altro… e poi… un altro. Alla fine potei trovare ricovero nella chiesa che avevano approntato nella precedente moschea, parlai con un religioso e lui mi trovò protezione…-
-E dopo…?-
-La mia famiglia era nel commercio del sale, non eravamo ricchi ma benestanti e mi ritrovai povera e sola, e per sovrappiù anche gravida… sopravvissi… mio Signore…-
-Quale è il tuo nome…?-
-Magda… mio Signore…-
-Sei ebrea, Magda? Ebrea convertita?-
-Solo in parte… mio Signore, da parte della madre di mia madre…-
Lui aspettò un istante prima di dirle…
-C’ero anch’io nella presa di Barbastro, ero più giovane, ricordi di avermi visto? Sono stato uno di quelli che ti hanno stuprato?-
Magda lo osservò attentamente…
Pensò anche a cosa conveniva dire… che lo era uno di quelli? O che non lo era…?
Poi decise di essere sincera.
-Non ricordo i volti… mio Signore, ma mi sentirei di escluderlo, Vostra Signoria non era fra quelli che mi violentarono… no, ne sono sicura!-
Lui apprezzò la sua onestà.
Volle risarcirla per la figlia sapendo che ella contava sul suo lavoro per la vecchiaia e in parte per rimediare alle disgrazie subite.
-Dispongo da ora una rendita mensile nei tuoi riguardi, da ora in avanti potrai vivere senza patimenti… questo fin che vivi…-
Magda si buttò in ginocchio e cerco di abbracciargli le ginocchia ma lui si schermì.
-Vai ora… Magda… vai in pace.-
-E mia figlia… mio Signore?-
-La tratterrò bene, Magda. Potrai vederla ogni volta che desiderai farlo… ora vai.-
Barbastro, luogo strategico, che ricadde in mano di Al Muqtadir re della Taifa di Saragozza appena l'anno successivo, nel 1065, mentre loro... “la banda normanna” così chiamata, conquistavano e razziavano Alquézar, Monzon e Graus.
Barbastro fu ripresa dai Mori di Al Andalus e tutti gli assediati furono scorticati vivi e lasciati in pasto agli avvoltoi, tra i difensori torturati il cognato del Re.
Interessò questo a tutti loro?
Importava davvero portare la parola del Cristo?
Importava davvero questo al Legato Pontificio che li accompagnava?
O era piuttosto il piacere del combattimento e del predare? Dell'uccidere?
Quella notte sognò la presa di Barbastro, la visse nuovamente, rivide la strage, rivisse i molti stupri che compì nei tre giorni di razzia e ogni donna che violentava aveva il viso di Magda!
Lei sempre, lei che urlava di essere cristiana, di risparmiarla e lui che bestialmente la violava.
Si risvegliò in un bagno di sudore.
Aveva bisogno di distrarre la mente da quella angoscia che provava e passò l'intera giornata con i falconi. Le aspre distese del suo dominio erano adatte a quel tipo di caccia.
Dopo cena ordinò a Daria.
-Più tardi raggiungimi nel mio letto.-
-Si, mio Signore.-
Daria ora vestiva abiti nuovi, i capelli lavati erano lucenti e neri come l'ala di un corvo. Il corpo poteva mettere in evidenza tutta la sua bellezza.
Si, Daria era veramente bella.
Pensò all'ordine del Re che aveva ricevuto, doveva sposare Donna Urracca, la vedova di Don Fortun Ximes, Barone di Sobrarbe morto in battaglia.
Pratica che era in uso, in caso di morte di uno dei suoi Baroni e senza che esistessero eredi maschi, il Re disponeva che la vedova sposasse uno dei suoi Cavalieri e che questi subentrasse nella Baronia.
Correva voce che Donna Urracca non fosse di bell’aspetto e anche sterile ma un ordine del Re non si poteva discutere e poi? Una Baronia? Era lo scopo finale del suo combattere il diventare un Barone del Regno.
Doveva ubbidire ma pensava di portare con sé Daria.
Daria... giovane, bella e sperava anche ardente amante che potesse dargli il piacere che aveva bisogno là fra le fredde alture di Sobrarbe.
Si spogliò ed attese, quando la giovane donna entrò, le chiese di spogliarsi ma piano, voleva ammirarla alla tenue luce dell'unico candelabro acceso.
Lei iniziò levando lentamente l'ampia blusa e mostrando un seno splendidamente formato, si intuiva sodo e comunque morbido, con i capezzoli rivolti verso il cielo in quella curva che solo la gioventù può donare. Le areole larghe e più scure dell'epidermide, era davvero bellissima!
Poi... scalciò a lato la gonna denudandosi completamente e il Cavaliere ammirò la curva dei fianchi generosi, che dalla vita incredibilmente sottile si allargavano nelle anche con la silhouette di un anfora.
Le fece cenno di raggiungerlo su letto mentre lui aveva scoperto il suo corpo mostrando la potente erezione.
Lei gli si mise accanto e lui senti il suo afrore. Afrore che adorava, adorava il forte odore di femmina. Di femmina da godere. Da prendere. La stese sul giaciglio e le prese la bocca, fu piacevolmente colpito dalla sua risposta. Era inesperta ma naturalmente sensuale. Il bacio diventò presto qualcosa di ardente e lui staccò a fatica la bocca dalla sua e scese a baciarle il seno, un bel seno, i capezzoli già inturgiditi dal desiderio, ritti come piccole more di rovo. Glieli succhiò, baciò e morse a lungo mentre la sua mano accarezzava il corpo disteso, le cosce, il ventre, il pube e infine fra le cosce. Passò le dita sullo spacco gonfio e spinse sul taglio deciso della sua fica. Era bagnata e profumava di sesso, profumava di piacere. Passò la bocca in un lungo bacio dai seni alle cosce, morse leggermente quella pelle incredibilmente liscia che ricordava la seta e poi incollò la bocca su quello splendido solco. Si ubriacò di quel sentore. Ora aveva il naso nello spacco ad odorare. Passava la lingua per bere quel suo umidore, quel succo sempre più copioso e inebriante. Trovò sotto la lingua un clitoride consistente e prese a leccarlo, succhiarlo, stringerlo fra le labbra e fra i denti, tirandolo in fuori, schiacciandolo e fu premiato da uno spettacolare orgasmo che gli diede conferma di quanto Daria fosse naturalmente portata per il sesso.
Ora era il momento di possederla, di prendere la sua verginità, le fece aprire le gambe e si mise in ginocchio fra le stesse. Si menava il grosso cazzo preparandosi alla penetrazione. Non voleva fosse uno stupro, voleva che diventasse qualcosa di accettato da parte della giovane.
Glielo disse.
-Ora ti prenderò Daria... ti farò male. Tu urla e tutto passerà in un attimo-
-Mio Signore, sono tua-
Avvicinò quindi il glande teso e lucido e lo passò per bagnarlo nel solco, quindi lo puntò, un attimo di attesa e spinse. Spinse fino a trovare la resistenza dell'imene che frantumò con un'ulteriore forte spinta causando un gemito di dolore alla giovane. Ormai era dentro e iniziò a possederla con colpi sempre più pesanti, violenti e a fondo. La fica era stretta e ogni colpo strofinava fortemente la dura verga che inseriva con forza, presto senti il piacere arrivare e si lasciò andare all'orgasmo. Eiaculò ripetutamente dentro di lei per poi continuare fino a quando restò eretto.
Si levò da lei lasciandola.
-Ti ho fatto male, Daria?-
-No, mio Signore, un piccolo sacrificio per te-
Lui capì in quel istante che aveva trovato una amante che gli sarebbe restata accanto e fedele per la vita.
Si alzò per prendere un boccale di vino che dopo aver bevuto passò alla giovane donna, invitandola a bere con lui.
Poco più tardi la prese ancora e lei gli si aprì senza titubare, emise ancora un flebile gemito di dolore ma mordendosi le labbra lo silenziò, amava essere sua. Amava essere presa ed essere l'oggetto del suo piacere.
Dopo quest'atto si addormentarono legati in un morbido abbraccio e il Cavaliere sognò.
Sognò di Daria.
Lui che la prendeva più e più volte in un gioco amoroso infinito, lui che passava la bocca sul collo, sul petto e poi su tutto il corpo, lui che la faceva girare per godere con la vista e con le carezze quel suo splendido culo, pieno e sodo come marmo, lui che passava la bocca lungo la schiena e raggiungeva le spalle...
...Lui che si fermava inorridito!
Appena sotto il culmine della spalla destra Daria aveva una macchia, una voglia rossastra della forma di un giglio! Una voglia eguale a quella che aveva lui nel medesimo posto!
Si svegliò ansimante!
Si alzò e prese il candelabro e lo portò sul letto. Mentre Daria dormiva la girò sul ventre mettendo in vista la sua schiena e osservò con terrore che la voglia rossastra esisteva veramente!
Lui... lui aveva posseduto sua figlia!
Quella che era nata dal suo stupro di Magda a Barbastro! Il destino lo aveva beffato.
Lui colpevole due volte! Lo stupro e l'incesto.
Lanciò il pesante candelabro verso il crocefisso appeso alla parete!
-Maledetto... Maledetto!-
-Dopo che ho ucciso per te... passato i miei anni a portare quello che pensavo fosse la tua parola, tu mi ripaghi così? Facendomi compiere incesto con mia figlia, una donna che avrei potuto amare? Tu... tu mi hai maledetto per l'eternità!-
Con la mente sconvolta si vestì e sali sul torrione dove si fermò a pensare.
Cosa poteva fare?
Aveva il desiderio di valicare la merlatura delle mura e gettarsi nel vuoto ma lo vinse.
Riportò alla memoria le colpe per le quali poteva essere punito così crudelmente, in cosa aveva sbagliato?
Gli stupri? Erano consuetudine, compierli e subirli, pratica indegna ma era la guerra.
Lo stesso era il depredare, l'uccidere.
E la guerra chi la promuoveva? In una assurda gara su quale dio valeva di più o era il giusto e l'unico? Erano loro, se c'era colpa non era sua.
Lui era innocente, una vittima dell'accanimento del destino!
Lui non avrebbe subito.
Prese la sua decisione.
Se c'era colpa in quello che aveva fatto sarebbe stato solo lui a risponderne, ma solo alla sua coscienza! Non al dio dei cristiani... a nessun dio.
Non avrebbe detto nulla a Daria, nulla a Magda. Avrebbe fatto in modo che questa ultima vivesse agiatamente per quanto aveva da vivere e avrebbe fatto in modo di avere Daria sempre con se e appena possibile, se possibile, l'avrebbe sposata morganaticamente.
Tornò a giacerle accanto e la mattina la prese nuovamente e Daria rispose con tutta la sua passione.
Passarono gli anni, combattè ancora e ancora nel nome della cristianità, uccise e depredò ma non violentò più. Aveva ora ribrezzo di quella pratica che faceva diventare gli uomini peggio di qualsiasi animale.
Dopo ogni campagna tornava e trovava Daria ad attenderlo. L'amò per tutta la vita e lei gli diede dei figli.
Quelli che Donna Urracca non poté dargli sterile come era, lei che era più portata per la vita religiosa e gli chiese di ripudiarla perché voleva ritirarsi in convento, cosa che lui poteva fare e fece, il matrimonio fu annullato e sposò Daria, i loro figli non avevano diritto a succedergli nella Baronia, ma a diventare a loro volta Cavalieri si.
Non visse serenamente, fu felice a tratti, infelice quasi sempre. Ma quello che riteneva fosse una colpa la portò segretamente con se oltre la morte.
La fontana?
La fontana esiste ancora. Ed è ancora luogo di incontri con il destino.
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