Vittorio:
Siamo in viaggio,
prima tappa la Costa Azzurra, tre o quattro giorni, le piace molto il
motorhome, è distesa sulla poltrona del passeggero, i piedi sul
ripiano davanti e ascolta musica con le cuffie.
-Papà…-
La
guardo interrogativo…
-Durante la vacanza… posso chiamarti
per nome? Sai… sono adulta ormai e la vacanza è un ottimo modo per
creare un rapporto… alla pari… sai, da uomo a donna… ti
dispiace…?-.
Le dico che va bene e lei sorride.
Le chiedo il perché e allora lei
continua irridente…
-Voglio farti fare la figura del porco…
sai? Non ti piacerebbe avere un amante giovane come me? Una bella
figa così come sono? A me... tu non dispiaceresti affatto, ti
scoperei eccome!-.
Il suo linguaggio mi urta un po’ e un po’
mi piace, è giovane no?
Comunque cerco di contenerla…
-Ma
cosa stai dicendo? Comunque certo che si, solleticherebbe il mio ego
ma dato che non è vero…-.
-Ti faccio una domanda personale,
ok?-.
-La domanda la puoi fare, però per la risposta
vedremo…-.
-Non hai una donna fissa? E con la mamma cosa intendi
fare…?-.
-Veramente le domande sono due, la prima… sono cose
che non ti dovrebbero interessare ma ti rispondo lo stesso, no… al
momento sono solo.
Domanda numero due… con la mamma non intendo
fare niente, non ci passa nemmeno per idea di rimetterci assieme,
però è successo… l’attrazione c’è e ogni tanto ci
ricaschiamo… contenta?-.
-Davvero cerchi una compagna per
l’estate…?-.
-Certo…! Ho passato due anni ai confini del
mondo a fare l’eremita, è naturale che abbia bisogno di un po’
di sfogo…-.
-Non ti sarà facile trovare qualcuna su due piedi,
anche se sei un bell’uomo, interessante e con quell’aria… sai…
da “porco vissuto”?-.
-Ti ringrazio del tuo interessamento,
accetto suggerimenti e se tu avessi qualche amica un po’ più
grande di te da presentarmi…-.
-Io non ti andrei bene…? Come
tipo intendo…-.
-Si… sei un bel tipetto spudorato, ma sei mia
figlia e quindi…-.
-Peccato… peggio per te perché ero
disponibile…-.
La guardo per capire se dice sul serio.
No… sta ridacchiando e ammiccando, mi
prende in giro!
Mentalmente la mando a fanculo.
Che sta facendo? Non sa che voglia ho?
Leccherei anche il solo disegno di una figa dal pavimento!
Un
segno d’assenso e si rimette le cuffie.
Poi… un anticipo di
quello che mi aspetta.
Un grandissimo cornuto con un Porsche
cabrio mi sorpassa e rientra in una maniera omicida. Suono il clacson
per protesta… lo maledico.
Lei?
Prima si incazza in una
maniera incredibile… inizia con il tipo che guida una serie di
gesti… gli fa le corna, poi non contenta si alza, si abbassa i
pantaloncini e girandosi gli mostra il culo nudo. Accidenti! Immagino
che la si veda benissimo attraverso il grande parabrezza… non
contenta si rigira e gli fa dei cenni indicando il suo ventre. Ora il
gioco si fa sessuale. L’altro alza il medio irridendola. Lei sempre
a gesti gli mostra la figa e poi gli fa segno di no… che non gliela
da! Alza la maglietta e gli mostra le tette. No… non può fare
così… non deve…!
Cosa mi sono portato dietro?
Ma è mia figlia questa? La ragazzina
che ricordo?
Cerco di calmarla… la faccio sedere. Il tipo con il
Porsche sparisce.
Faccio a tempo ad osservare che è
depilata. Noto lo spacco deciso della sua vagina… il gonfiore delle
labbra esterne… dio se è bella!
La cosa mi ha messo in crisi,
sono inquieto non per quello che ha fatto ma per quello che ho
visto.
Patrizia:
Cornuto… coglione… pazzoooo! Oggi
finivamo all’ospedale per colpa sua!
Non capisco certa gente
come fa ad avere la patente! L’hanno trovata per sbaglio nel fusto
del dixan???
Non potevo non reagire! Se me lo fossi trovato faccia
a faccia una ginocchiata dove non batte il sole non gliela avrebbe
tolta nessuno!
Mio padre deve essersi arrabbiato non poco visto lo
sguardo che ha fatto appena ho calato il pantaloncino.
Dire che
fosse sconvolto è poco!
Ogni tanto lo guardo con la coda
dell’occhio. E’ silenzioso. Non dice nulla di nulla. Mi soffermo
ad osservare quella ruga che ha sulla fronte, più profonda delle
altre… ieri non mi sembrava ci fosse. Sarà stata mica causa
mia?
Ma no… gli uomini mi adorano.
Ma tutti! Nessuno escluso! Anche i
papà, si.
Tipo il padre di una mia coetanea, Linda. Quello si che
era un gran porco.
Altro che ripetizioni di matematica! Il ripasso
lo facevo io a lui.
Si chiamava Valerio. Io avevo 16 anni e in debito in matematica e fisica, lui 45 anni e laureato in
economia.
Certo non ci vuole una laurea per capire quando uno ci
sta. Bastava una camicetta più scollata o una gonna… qualche
ammiccamento… mi scopava sulla poltrona della sua stanza di casa
adibita a studio. Mentre tentavo di risolvere qualche equazione mi
scansava i capelli dal viso e mi accarezzava una guancia, poi metteva
una mano sul mio ginocchio e la faceva risalire… gli esercizi li
sbagliavo tutti, puntualmente.
Però ho goduto eccome! Lui
semidisteso sulla poltrona scura in pelle e io impalata su di lui,
sotto del tutto nuda e sopra con le sue mani infilate nella mia
magliettina a strizzarmi le tette. Mi chiamava “la puttanella di
papà”!
Dio che pensieri… mi sento sciogliere! Se il mio papi
potesse leggermi ora nella mente si scandalizzerebbe!
Stringo le
cosce per calmare i fremiti e ciò che ottengo è l’effetto
contrario. La mia figa reclama, pulsa come non mai. Ogni tanto mi
volto verso papà e noto com’è concentrato sulla strada, non dà
molto retta a cosa faccio.
Approfitto della sua disattenzione e
inizio a strofinare lievemente le cosce con lui a pochi centimetri da
me, le stringo e le allargo in brevi impulsi e sento il clitoride
compresso che trae piacere dai miei movimenti quasi impercettibili.
Socchiudo gli occhi impulsivamente e un po’ mi blocco appena mi
rendo conto che potrebbe accorgersi di qualcosa.
Resto calma,
faccio in modo di avere un respiro regolare mentre con le cosce mi
lavoro la figa. Le strofino un po’ ripensando a Valerio e mi eccita
il pensiero di masturbarmi a fianco a papà. Sento i gemiti che mi
nascono spontaneamente dentro ripensando al suo cazzo venato che mi
faceva sentire spaccata in due per quanto era grosso e serro le
labbra alla meglio fino a che la scossa dell’orgasmo non mi prende,
breve ma goduriosa.
Strozzo malamente l’ultimo singulto in gola
mordendomi le labbra ma stavolta si accorge di me e si volta.
-Tutto
bene Patrizia?-
-Si si…! Certo papi!-
-Mmm… ok! Tra un po’
di ore saremo arrivati.- mi dice e guarda di nuovo la strada.
Salva
per un pelo… .
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