lunedì 27 agosto 2018

VACANZE CON LA FIGLIA (5^ parte)


VITTORIO:


Sono impazzito… la rabbia e il desiderio si sono fusi e non mi controllo più, questa piccola puttana mi ha scaldato i sensi e voglio averla. Voglio fotterla, mettere il cazzo nella sua figa… scoparla come hanno fatto i suoi uomini di questa notte. La voglio, che lei sia consenziente o no!
Le tengo le mani sopra la testa e con un mio ginocchio le apro le gambe. E questo nonostante le sue urla e i tentativi di liberarsi.
Un attimo e riesco a trovarla… spingo e la penetro. Entro in lei... nel suo caldo e nel suo umidore.
E’ bagnata… a forza lo spingo dentro tutto e inizio. Forti colpi. Mi fermo e ricomincio.
Prima mi insulta... si lamenta… grida che dirà tutto… che me la farà pagare.
Io continuo e ad un certo momento la sento diventare tenera, i suoi muscoli rilassarsi e il suo corpo adattarsi al mio…
Allarga le gambe…
Ora ci muoviamo in sincrono… le ho lasciato le mani e lei le porta sulle mie spalle, io le cerco la bocca, le mordo le labbra ma non più con la violenza di prima…
Allaccia le gambe sul mio corpo… è aperta, aperta completamente. Mi alzo e mi metto le sue gambe sulle spalle… ricomincio. Lei mi ferma un attimo e le raggruppa sotto di me. Aperta, mi sussurra con voce rotta che in questa posizione sente il cazzo aprirle la pancia, che così gode da impazzire. E inizia infatti a godere con frequenti orgasmi, sempre più ravvicinati. Fremiti, gemiti e urla. 
Mi dice di continuare, di non smettere assolutamente. Di farla godere ancora.
Ora la alzo e la metto con il petto sulla seduta del divano e la prendo di forza di nuovo. Uhm… sbattere contro quel culetto sodo! Ormai la libidine dentro di me non sente più ragioni, vuole solo soddisfazione e fino al momento nel quale le sborro dentro anche l’anima continuo senza un attimo di pausa.
Mi svuoto e ci troviamo sul pavimento... fianco a fianco... 
Realizzo…! Ma che ho fatto!
Siamo ambedue ansanti… il fatto che mi abbia accettato, che abbia goduto con me e di me non migliora di molto il fatto.
Ho scopato mia figlia… l’ho violentata!
Inizio a scusarmi… a chiederle perdono. Mi sembra di aver commesso una cosa atroce.
Lei è più razionale. 
E’ stesa sulla schiena, aperta… la mia sborra le esce in rivoli e scende fra le cosce… lei si accarezza e ci passa le dita.
Mi mette le dita sulla bocca… .
Mi dice che non le dispiace affatto che sia successo… solo cazzo… non potevo fare a meno di picchiarla sul culo così selvaggiamente? Ha un male dannato.
Le bacio e le lecco il culo… .

PATRIZIA:

Il rimorso lo porta a chiedermi perdono di continuo, a dirmi che gli dispiace, che sono sua figlia, la sua bambina ma io non ne sono dispiaciuta, affatto.
E’ stato… intenso.
Anche strano. Non è da tutti i giorni farsi scopare dal proprio padre. E mentre blatera imbarazzato mille discorsi senza senso sulla genitorialità io lo interrompo.
-Papà… papà ascoltami-
-Si?- mi guarda timoroso ancora.
-Noi faremo come nulla fosse… vivremo le nostre vite regolarmente. Io continuerò a divertirmi come ho fatto finora e tu ad avere la tua vita sociale così come l’hai sempre avuta. Come nulla fosse… ok?- sfodero lo sguardo più convincente e tranquillizzante che posso avere.
-Si…- risponde.
Un si che mi mette tristezza. Perché è cambiato tutto ormai.
Tutto ciò che eravamo, padre e figlia, non esiste più, ora siamo solo un uomo e una donna. Ora siamo eccitazione e follia… ho voglia di lui ancora eppure dobbiamo far finta che nulla sia successo.
Esce mentre il sole inizia a calare e dice che tornerà più tardi, che va a fare un bagno per schiarirsi le idee.
Mi sollevo dal pavimento col culo dolorante e una strana apprensione. Non posso sedermi senza quasi piangere dal male e allora torno a distendermi sul letto. Lo faccio con fatica cercando di piegare il meno possibile il busto in avanti o le gambe. Cerco il mio cellulare e trovo un messaggio di Matilde. Mi avverte di una festa in spiaggia alle 22… le dico di si, che passerò da lei un po’ prima.
Non so se sono ancora in punizione o meno dopo gli ultimi eventi.
Comunque alle 20 papà non è ancora tornato e io corro da lei.
Mentre Matilde si struscia addosso ad un moraccione ballando la lambada, io resto seduta al bancone bar del lido sorseggiando un tè sotto le lanterne colorate.
Mi guardo intorno, osservo quella calca di giovani scatenati e in lontananza una sagoma maschile mi fa un cenno con la birra che stringe in mano.
Si scansa dal muro a cui era poggiato e noto la sua chioma mossa e fluente su un volto lineare di occhi scuri come la notte e una lieve barba che gli contorna delle labbra carnose. E’ alto, il fisico è snello e la carnagione abbronzata.
Si siede sullo sgabello vicino a me e mi saluta.
In un sorso svuoto il poco contenuto del bicchiere. Il ghiaccio scivola sul fondo e lo accompagno coi movimenti del polso.
-Un altro bicchiere di quello che beveva alla signorina!- e il barista mi porge un nuovo bicchiere di tè con ghiaccio.
Mi volto, lo osservo, mi sorride.
Si presenta, il suo nome è Alfredo. Iniziamo a chiacchierare mentre lui continua ad offrirmi da bere. E’ un ragazzo socievole, ha un non so che di seducente… sarà il suo sguardo o il suo modo di fare, non so. Per un po’ scordo cosa è successo questo pomeriggio.
Ogni tanto mi sfiora la mano, me la bacia, mi sorride e si avvicina sempre più a me. Fa complimenti e osa un bacio sfiorato al mio orecchio. Mi solleva i capelli con una mano e sento la sua lingua accarezzarmi il lobo dolcemente.
Un brivido di eccitazione mi scuote e mi chiede se vogliamo andare in un posto… più tranquillo. Con un cenno acconsento.
Un istante prima di alzarci una ragazza molto carina mi si avvicina. Bionda, esile, ma con due seni spropositati rispetto alla sua figura.
Si avvicina a noi e saluta Alfredo.
-Vedo che hai già fatto conquiste…!- mi strizza l’occhiolino e sorride a lui.
-Ti presento Martina… è una mia amica- le porgo la mano e me la stringe.
-Siamo un particolare tipo di “amici” io e Alfredo…-.
Si siede con noi e inizia un particolare gioco di sguardi e di ammiccamenti tra me e lei. Poco dopo le sue mani sono sulla mia coscia, risalgono fino a sfiorare il lembo dei miei attillati short.
Mi sussurra all’orecchio… mi dice che sono bella, che sono il suo tipo… mi chiede se ci sto con lei. Le faccio cenno di si.
Mi prende per mano e mi conduce con lei. Lasciamo Alfredo e ci incamminiamo verso dei bungalow lì vicino. Ci voltiamo e lo vediamo seguirci.
Mi sorride, io le sorrido. Sono eccitata.
Nella minuscola stanza io e lei ci spogliamo inginocchiate sul letto. Lei mi sfila il top dorato mettendo in mostra i miei seni, io le sbottono la gonna e gliela calo. Metto una mano tra le sue cosce e la trovo umida e bollente.
La stanza odora di figa e dopo un po’ si impregna dei nostri sudori.
Alfredo è seduto vicino al letto e ci guarda compiaciuto mentre ci diamo piacere.
Le mordo i grossi seni, glieli lecco, li stringo, ci gioco.
Le sue mani mi esplorano la figa e il culo, mi scopa con quelle. Le inserisce a forma di uncino e mi gratta le pareti interne facendomi sobbalzare di piacere. I suoi gemiti si confondono con i miei. Prendiamo a leccarci alternativamente. La sua figa sa di sale e di pelle, sa di morbido miele, mi impregna le narici, mi unge il viso mentre sono calata tra le sue gambe. Lei gode quanto se non più di me, riempiamo la stanza del nostro piacere… solo gridolini di donne e mani affusolate che si toccano, che si danno piacere, che si scopano… .
Dopo chissà quanti orgasmi Martina fa cenno ad Alfredo.
-Sai che genere di amici siamo io e lui?- sorride con lo sguardo accecato dall’eccitazione.
Alfredo si alza e toglie la camicia. Si avvicina a noi a bordo letto. Entrambe inginocchiate davanti alla patta dei suoi pantaloni, lo sbottoniamo insieme come fossimo due bambine curiose che scartano un regalo.
Poco per volta tiriamo fuori questo cazzo, lungo e ricurvo all’insù, tendente verso sinistra, venato… tanto… e turgido. Sento la mia figa illanguidirsi, Alfredo mi aiuta a distendermi e si posiziona tra le mie gambe.
Mentre Martina mi massaggia il clitoride lui mi spinge il cazzo in figa. Lo fa strisciare tutto, dentro, veloce e a fondo. Mi inarco un istante e mi si spezza il respiro. Appena mi rilasso un secondo, Alfredo prende a scoparmi con foga mentre Martina lo incita… spacca la figa a questa puttana, voglio vederla arrossata, dolorante dal troppo godere… .
Tra le mie grida di godimento la vedo smettere di masturbarmi e sedersi sul mio volto.
-Tira fuori la lingua e leccami… dai puttana, fammi godere… dai…- mi dice.
Il suo miele mi impregna del tutto il volto. Tento malamente di soddisfarla, scossa come sono dagli orgasmi che mi procura il cazzo di Alfredo.
Sembra non stancarsi mai. Ci fa mettere entrambe a bordo letto, col culo in su e ci scopa una dopo l’altra, a turno. All’una riserva le dita o palpate al culo mentre l’altra davanti a lui viene scopata con forza in forti schioppi.
Poi lecca il culo ad entrambe… ci allarga il buco con le dita. Vedo Martina aiutarlo tenendomi le natiche aperte per lui. La sua lingua mi sonda il buchetto, lo percorre e lo inumidisce; poi sono le sue dita ad entrare, prima solo l’indice, poi indice e medio.
-Ha un bel culo questa troietta… guarda Marti… ora glielo fotto…- lei sorride entusiasta.
Martina gli lecca il cazzo, glielo bagna per bene affinchè io goda e poi, con la bocca che sa del pompino che gli ha appena fatto, prende a baciarmi con passione. I miei gemiti muoiono nella sua bocca mentre sento la grossa asta di carne che si intrufola nello stretto cunicolo del mio intestino.
Inizia scopandomi piano, prende spazio e ne ottiene, il mio culo si adatta alle sue dimensioni; poi prende a fottermi, con una mano mi afferra un fianco e l’altra mi masturba il clitoride.
Martina smette di baciarmi e ci guarda. Si masturba ad un palmo dal mio naso e lo incita ancora… falla godere, rompile anche il culo ma voglio sentirla godere.
Poi è lei a voler essere inculata. Mi mette le natiche contro il viso e sono io a prepararla. Le lecco il buco e glielo massaggio fino ad ammorbidirlo. Alfredo si posiziona davanti alle sue chiappe sode e le stringe tra le mani. Con lei usa meno delicatezza… dopo pochi secondi già grida di dolore ma anche di goduria.
Le raggiungo le tette con una mano e gliele tocco… la tensione e lo sforzo di contenerlo gliele ha rese gonfie e dure come il marmo. Se ne sfioro i capezzoli la vedo sussultare.
I nostri amplessi si susseguono in modo continuo… ci diamo piacere a vicenda ininterrottamente, senza darci pace né trovarla. Gli orgasmi sono forti tanto da essere dolorosi e brucianti.
Quando finalmente Alfredo sborra per la seconda volta anche io e Martina ci accasciamo stanche e sfinite.
Controllo l’orologio. Sono le 2 e 45. Prendo i vestiti, li infilo e saluto i due.
Martina mi bacia sulla bocca, mi dà il suo numero di telefono e mi dice che è stata benissimo, che quando avrò voglia li troverò di nuovo disponibili.
Saluto entrambi e mi avvio al camper.
La mia pelle è ancora pregna degli odori ma sono stanca e decido di darmi solo una passata di salviette lasciando la doccia all’indomani.
Quando varco la porta del camper papà è al buio, sdraiato sul letto al buio ma sveglio ad aspettarmi.
Mi guarda e mi chiedo cosa vorrà.
Intanto nello stretto abitacolo l’odore di sesso che ho addosso si diffonde senza lasciare nessun dubbio sulla sua origine.


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