Ah...
l'amore per la cioccolata può arrivare ad assumere aspetti di
fascino assoluto, credetemi!
Quando
presi a frequentare quel particolare negozio lo feci per via del suo
caffè, nella tazzina la cioccolataia metteva un chicco di cacao
amaro rendendo il caffè speciale e unico.
Mi
innamorai di quel caffè, solo del caffè, specifico.
Lei?
Florida,
un gran seno e un sorriso splendente e per finire un carattere
gioioso, ecco... giusto il termine “gioioso” che differisce da
allegro. Gioioso è a tutto tondo, senza limiti e tentennamenti di
umore. Una rarità.
Quando
ci provai con lei, più che altro per verificare il mio fascino,
adorai la sua risposta:
“Tibe?
Sono una donna felicemente sposata, quindi? Non c'è trippa per
gatti.”
E
mi consolò con il suo meraviglioso sorriso.
Peccato?
Ma no! Sono felice della mia condizione, sono un uomo legato ad una
donna splendida, non l'avrei MAI tradita!
Comunque
era piacevole quello scambio di battute e quanto gradivo il suo
caffè!
Un
giorno vidi sul suo tavolo di lavoro una strana composizione, sempre
in cioccolata, mentre lei era occupata a farmi il caffè guardai
quella strana cosa, la guardai di nuovo, era o non era?
Mi
porse la tazzina fumante e la interrogai prima con lo sguardo e poi
chiedendoglielo proprio:
”Ma
è? Ma scusa, eh? Ma è una fica?”
Mi
rispose.
“Si
si... lo è, ma non è in vendita, è per il mio uomo, il suo regalo
di compleanno”.
Ah,
donna di grande fantasia!
Ma
non ancora soddisfatto chiesi.
“La
tua?”
E
la sua risposta.
“La
mia.”
E
allora guardai con maggiore attenzione e ne valeva davvero la pena.
Una fantastica fica era. Le labbra interne leggermente dischiuse a
formare delle splendide piccole ali di farfalla, il clitoride in
evidenza, insomma da restare in ammirazione. Mi venne voglia di
mangiarla quella splendida riproduzione di fica e in verità, anche
da uomo super fedele, di mangiare l'originale ma mi trattenni.
“E'
un splendido lavoro, sei un'artista”.
Mi
complimentai e poi chiesi.
“Il
tuo uomo che ne farà?”
Risposta.
“Sarà
il suo dessert dopo la nostra cena per il compleanno”.
“La
mangerà?”
“Si
si...”.
E
insistetti.
“E
mangerà anche l'originale?”
Provocai
così quel suo sorriso smagliante.
“Oh
si... puoi contarci”.
Io
non è che ci contavo, in un certo senso magari invidiavo, ma
pensai... -ma a me cosa manca? Quella della mia donna è talmente
bella che appena a casa gliela divoro!- E guardai sparire comunque
con rammarico l'opera d'arte mentre lei la portava nel retro.
Però
inutile negare che la cosa restò ad agitarmi la mente, pensai e
ripensai, da lì a tre settimane sarebbe stato il suo compleanno,
della mia lei, si della donna che amavo e amo.
Ormai...
scarpe, borse e profumi erano diventati regali banali che non
riuscivano più a creare gioia e eccitazione all'atto di riceverli e
mi venne in mente quella composizione particolare.
E
un giorno mentre bevevo il caffè chiesi alla cioccolataia.
“Il
regalo è stato gradito?”
”Eccome!
Lo ha stimolato eccome! Gustato in ogni senso!”
Io
ci provai allora.
“Sai...
avevo pensato di fare alla mia lei un regalo tipo il tuo.”
“Ma
come... non mi dire! Le piacciono le donne? Ho ancora lo stampo della
mia fica, ma non posso usarlo, lo capisci da te.”
Riprovai
utilizzando una altra tecnica di persuasione, il dubbio sulla sua
capacità.
“Capisco...
immagino che sia molto più difficile fare un calco e un cazzo di
cioccolata”
“Uhm...
non ci avevo mai pensato, l'idea non è male, devo convincere lui a
lasciarmi fare il calco, e poi... lo regaleresti alla tua lei?”
“Quello
del tuo uomo? Ma che dici? Io parlo del mio cazzo!”
“Al
tuo... cosa? Oh no... no, impossibile!”.
“Ma
sei una professionista, non puoi avere questo tipo di scrupoli!”
“Eccome
ne ho! Faccio cioccolata non servizi del genere, io!”
Insomma
constatata la sua impossibilità, chiesi con la massima umiltà.
“Questa
cosa mi è diventata una fissazione, come potrei fare?”
“Il
calco è semplice, impasti il gesso necessario e lo spalmi con
generosità sull'... oggetto che vuoi riprodurre, aspetti il giusto e
lo togli.”
“Di
quanto tempo parliamo?”
“Dipende
dalla quantità che usi, usa quello rapido e ti basterà una mezz'ora
ma non devi muoverti!”
“Dovrà
restare... duro?”
“Ma
cosa mi fai dire? Deve restare duro il tempo che si rassoderà il
calco, poi che si... ritiri da solo è un vantaggio, avrai solo
qualche problema con.. il pelo...”
“E
per la... ehm... realizzazione in cioccolata me lo farai?”
“Si,
non mi coinvolge in nessun modo, porta il calco e vedremo, più il
calco è fatto bene meglio verrà il lavoro.”
Mi
costò molto impegno farlo? Non proprio, impastai e applicai il
gesso, per farmi restare eccitato al massimo il tempo sufficiente non
feci che pensare alla fica della mia lei, mi vedevo in ginocchio fra
le sue belle gambe, lisce e snelle, a leccare intorno al solco,
mordere leggermente le sue labbra leggermente prominenti, aprirle e
cercarle il clitoride che trovavo sempre turgido appena scoperto dal
suo cappuccetto e di continuare fino a sentirla diventare liquida e
pronta!
Per
togliere lo stampo? Eh... un po' di sacrificio certo, si era
impastato sul mio pelo pubico e sul rado pelo del mio sacco scrotale,
insomma qualche bestemmia mi scappò ma mi dicevo: -il sacrificio
verrà ricompensato!-
Poi
portai tutto speranzoso dalla cioccolataia, la quale mi chiese:
“Che
cioccolata preferisce? Si... amara, strong? Dolce? Lo sai?”
Dio...
no! Possibile amare in modo pazzesco una donna e non sapere che tipo
di cioccolata preferisce? Mi sentii inadatto ad amare! Inetto ed
egoista ma superai presto il momento di rimorso e subito, a sera,
chiesi:
-Splendore...
sai che non so ancora che tipo di cioccolata preferisci?-
-O
è la tua memoria a non ricordarlo? Ah amore... sei una frana, adoro
il cioccolato dolce, cacao al sessantacinque per cento...-
Il
giorno seguente mentre bevevo il caffè delle nove, di solito ne
bevevo due, alle nove come ho detto e alle undici, lo dissi alla
cioccolataia. Mi promise che me l'avrebbe fatto due giorni prima
della festa.
Intanto
preparai la serata.
“Amore...
festeggeremo il tuo compleanno qui da noi, cucinerò io... lo sai che
sono un dio anche ai fornelli, cena alla grande, tovaglia e
argenteria, cosa la teniamo a fare altrimenti? Noi... Splendore? Mi
piacerebbe mettessi quel tuo vestito nero a tubo, quello che
evidenzia il tuo corpo, le tue gambe...”
“E
sotto... cosa metterò? Dimmelo...”
“Perizoma
nero... reggiseno traforato, niente calze.-
“Uhm...
prevedo una serata bollente...-
“Puoi
esserne certa...”
Fu
con una certa ansia che andai a bere il caffè il giorno previsto per
la consegna e abbastanza trepidante chiesi alla bella cioccolataia.
“Allora...?”
“Vuoi
vederlo?”
“Prima
dimmi se è venuto bene...”
“Oh...
sono un'artista, no? Si, vedrai...”
La
segui nel laboratorio e qui rimasi sbalordito. Ma ero davvero così
bello? L'emblema della virilità, il priapésco virgulto della vita!
Mi piacevo! Quel glande possente a cuneo, la cresta in rilievo della
corona sotto la quale si arricciava la pelle del prepuzio e le vene!
E il nervo sotto, persino la boccuccia dell'uretra era riportata con
la massima fedeltà!
Scorsi
al riguardo anche un rapido sguardo ammirativo della cioccolataia ma
era solo di soddisfazione per il suo lavoro. Mi congratulai per lo
splendido lavoro e le chiesi prima di pagarla come avesse composto
il piatto del dessert per il suo uomo.
“Solo
un filo di panna montata arricciata tutto intorno, semplice.”
Pensai
di imitarla.
Le
dissi anche che se fosse mai entrata nell'ordine d'idee di promuovere
un business con il mio cazzo, ci avrei messo del mio di capitale, ma
pur sorridendo rifiutò.
Il
suo uomo era nettamente contrario a vederla interessata a cazzi di
altri.
La
cena?
Lei
era bellissima, i suoi capelli corti neri, gli occhi splendenti, il
vestito che fasciava il suo meraviglioso corpo. Si sciolse quando le
appuntai sul petto una unica gardenia bianca e le mostrai il mio
regalo, un unico orecchino da portare al lobo sinistro, un corto filo
intrecciato di platino che sosteneva una perla nera incastonata in
una piccola conchiglia... e il mio cazzo di cioccolata.
Poi?
Ah...
poi?
Il
dessert fu ammirato, applaudito, gustato, leccato, passato in ogni
punto del suo corpo nudo, corpo segnato poi da tracce sempre più
consistenti di cioccolata, tracce che poi eliminai con un perfetto
lavoro di lingua.
Fu
una meravigliosa serata e notte e non mancai di ringraziare di questo
la bella cioccolataia, la quale per risposta mi sorrise complice.
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