Amava
gli oggetti particolari.
Magari
strani.
Magari
con storia.
Sua
grande passione era circolare per i mercatini o per i negozi di
antiquariato e lì spendere disinvoltamente tutte le proprie risorse
e anche di più, salvo poi andare a chiedere aiuto al padre che ogni
volta, seppur brontolando, sanava il rosso del suo bilancio.
Quel
giorno...
Dicembre,
nebbia e freddo a Venezia, ma lei girava di bancarella in bancarella
senza sentirlo, era arrivata in Campo San Maurizio dalla stazione di
Santa Lucia.
Amava
Venezia, le sue calli, la sua atmosfera, il suo odore.
Si
fermava incuriosita davanti alle vetrine dei negozi, osservava gli
oggetti e proseguiva. Davanti ad una vetrina si fermò più a lungo,
esponeva degli oggetti davvero particolari.
Era
qualcosa che la interessava particolarmente.
Oggetti
che raffiguravano organi sessuali e altro del genere.
Lingam,
falli simbolici in pietra e in legno.
Statuette
con gli organi riproduttivi in evidenza.
Tondeggianti
figure femminili raffiguranti la fecondità.
Rappresentazioni
di improbabili amplessi fra donne, uomini e ogni forma di vita
animale.
Presa
da improvvisa decisione aprì la porta ed entrò nel negozio.
La
porta azionò una suoneria a carillon e apparve quello che doveva
essere il proprietario.
Sui
cinquanta... piuttosto di più che meno, con i capelli lunghi sul
collo, dava l'impressione di una voluta trascuratezza con la sua
giacca lisa di fustagno e pantaloni stazzonati.
La
domanda... su cosa cercasse di preciso...
La
risposta di lei, che non lo sa... se può curiosare...
Certo
che si... e mentre lei inizia a girovagare per il negozio lui la
segue sollecito, pronto a spiegare, ad illustrare i vari e molteplici
oggetti che suscitano il suo interesse.
Davanti
ad un pene in terracotta molto realistico, una grossa verga
scappellata e con un grosso scroto, gliene illustra la provenienza.
Le dice che fa parte della collezione di oggetti erotici trovati a
Pompei, collezione che è stata mantenuta riservata per lunghissimo
tempo per l'ipocrisia della società. Le dice che è un oggetto
votivo. Che il pene, simbolo augurale, era raffigurato in moltissimi
oggetti di casa. E che le case erano affrescate da scene di amplessi
molto espliciti.
Le
dice che il sesso è vita. Da sempre.
Lei...
senza accorgersene passa la mano sul fallo di Pompei.
Lo
accarezza, è presa dalla particolare atmosfera del negozio e del suo
proprietario.
La
sua voce la stordisce. Sente una strana fragranza aleggiare, si sente
diventare morbida, si... morbida e leggera.
Ora
la voce dell'uomo dietro lei è bassa, calda. Lei gira leggermente la
testa per poterlo sentire.
Le
parla di peni votivi lunghi oltre un metro, dell'uso che ne facevano
le donne di Pompei. Del culto del "fallo", di come a Pompei
il sesso fosse fortemente presente nella vita di tutti i giorni, di
come... peni di tutte le forme e dimensioni e nelle varie fasi di
eccitazione fossero oggetti scaramantici e usati come amuleti.
Peni
che ornavano bracciali, gioielli, oggetti, ambienti della casa e
persino le porte esterne verso la strada.
Le
racconta di come la collezione sia stata tenuta riservata e sotto
chiave per circa duecento anni nella "camera segreta" del
Museo Nazionale Archeologico di Napoli perché considerata shoccante
e rivoltante.
Le
dice che sensualità ed erotismo sono elementi costitutivi della
nostra natura e parte integrante della nostra identità.
Le
ricorda di Desmond Morris che definì l'uomo "il primate vivente
più sexy", che la sua definizione non era né vellicante né
provocatoria, ma faceva una formulazione scientifica accurata.
Di
come nel corso della sua evoluzione l'animale uomo abbia sviluppato
in vari modi la sua sessualità.
Di
come abbia lasciato a parte la stagione riproduttiva limitata e che
sia in grado di accoppiarsi in qualsiasi momento dell'anno.
Del
corteggiamento prolungato, le diverse fasi, dall'incontro iniziale
fino all'atto conclusivo.
Di
come di fronte alla rapida copula del babbuino... otto secondi,
l'atto per l'uomo sia molto elaborato e ricco di preliminari.
Lei
mentre assapora le sue parole continua ad accarezzare il simbolo
fallico, lunghe e lente carezze come fosse una prolungata
masturbazione.
Subisce
l'atmosfera... subisce l'uomo, subisce la particolare condizione
ambientale.
L'uomo
potrebbe averla.
Ora...
piegarla in avanti, alzarle cappotto e gonna, liberarla da impicci
intimi e possederla, goderla, penetrarla, lei pensa al suo di pene,
di come potrebbe essere... lo vede enorme, lo sente quasi fra le
cosce, lo immagina spingere, forzare a lungo per entrarle dentro,
dentro fino in fondo.
Lei
è disponibile.
Pronta,
quasi speranzosa che accada.
Sente
fluire il suo umore vaginale dalla sua conchiglia fino a bagnarle le
cosce.
Clitoride
e capezzoli inturgiditi, il respiro affannoso.
L'uomo
l'ha soggiogata sessualmente in pochi minuti e sembra voler rimandare
la cosa, le chiede se vuole vedere qualcosa di davvero particolare.
Lei
come in trance dice... si.
La
prende per un braccio conducendola.
Il
contatto per lei è una scossa elettrica. Sente il suo odore di uomo.
Si sente sciogliere.
La
porta in una stanza al piano inferiore. Quando accende la luce lei
vede che contiene solo un lungo tavolo scuro e delle sedie poste
intorno.
Aspetta
che l'uomo parli.
Lui
ora la conduce al tavolo, allontana una delle sedie dal tavolo e
gliela indica.
Ecco.
Sulla
seduta della sedia si innalza un grosso fallo di legno.
Una
verga e il suo scroto.
Realistica.
Un
cazzo eretto. Leggermente curvo. L'asta venata. La corona e una
grossa cappella a fungo. Il filetto e la piccola apertura
dell'uretra.
Perfetto
in ogni sua caratteristica.
Un'opera
d'arte.
Le
dice che è costruita in un legno particolare. Caldo. Sempre caldo.
Il mogano di Cuba.
Le
dice di toccarlo.
Lei
lo fa.
E'
davvero caldo...
Passa
la mano dal grosso scroto all'asta, alla cappella, ne gusta ogni
particolare, sente le vene in rilievo e la grossa nervatura sotto.
Lui...
guardandola sposta un'altra sedia.
Un
altro cazzo.
Più
grosso e più lungo, coperto.
Lei
si accosta e lo accarezza, immagina di forzare la pelle che copre la
cappella, liberarla... ricoprirla...
Un'altra
sedia.
Un
altro cazzo.
Più
corto ma grosso... largo.
Poi...
altre sedie e altri cazzi, tutti diversi, tutti realistici, tutti
perfetti nella loro similitudine con quelli veri.
Sono
ventiquattro le sedie, le ultime differiscono dalle prime come un
progredire verso il piacere.
Perché
di cazzi ne hanno due.
Lo
scopo lei lo immagina con libidine.
Ormai
è solo l'idea e la voglia del piacere che la possiede.
Lei
immagina i due cazzi.
Li
sente...
Uno
nella sua fica bagnata, fragrante di umori, larga... gonfia.
L'altro
che la incula violentemente.
Ora
se chiude le cosce... Gode!
Rimanda
il piacere.
Aspetta...
Il
gioco lo conduce l'uomo...
E
sente la sua voce, il suo ordine, quello che agognava.
Spogliati...
provale.
Tutte!
Fallo!
Lei
non ne vede l'ora.
Butta
cappotto, gonna e maglia, collant e slip.
Lui
le dice di tenere il reggiseno di abbassarlo solo sotto il seno.
Lei
obbedisce. A tutto.
Le
sue tette spinte verso l'alto, costrette sono più grosse, più
consistenti.
Bagnalo...
le dice.
Lei
si inginocchia davanti alla prima sedia, lascia cadere un filo di
saliva sulla grossa cappella e lecca, la sparge, si alza e si siede
lentamente, strofina il suo spacco sulla cappella a lungo, ci spinge
contro il clitoride indurito, uscito dal suo fodero naturale,
gonfio... lucido.
E
si impala.
Lo
prende.
Tutto.
Fino
a sentire i grossi coglioni premere.
E
gode... gode di un orgasmo assurdo!
Rapido!
Squassante! E poi un altro mentre lei si strofina, mentre struscia,
mentre si alza e ricade!
E
altri orgasmi a catena.
Sarà
la sua impressione?
Sente
il cazzo muoversi dentro di lei, diventare vivo! Vero!
Guarda
l'uomo e l'uomo guarda lei.
Le
devi fare tutte... le comanda.
Appena
riesce a farlo si alza e si avvicina alla sedia successiva, altra
serie di orgasmi.
Ancora
quella impressione che il cazzo prenda vita dentro lei.
Poi...
il "largo", quello particolarmente grosso!
Si
sente sventrare quando lo riceve e gode di conseguenza.
Ventiquattro
sedie?
Si.
Non
realizza più.
Sente
solo il godimento.
E'
presa da raptus sessuale.
Ha
goduto come non mai.
Come
numero e come intensità e ancora non ne ha abbastanza, è stanca,
stanchissima ma non sazia.
Le
sedie con i due cazzi.
Si.
Vuole
sentirli nel suo intimo, vuole sentirsi piena.
Ne
bagna la punta con il suo miele e si siede, spinge e lo sente
entrare, aprire il garofano del suo sfintere ed entrare!
Un
cazzo nella fica!
Un
cazzo nel culo!
Fino
a sedersi completamente!
A
fondo!
Poi...
inizia muoversi, ad alzarsi, a riabbassarsi, dapprima piano per
aumentare poi sempre di più il ritmo fino a godere nuovamente e ad
abbandonarsi sfinita, penetrata, riempita.
E
sempre la sensazione che i cazzi prendano vita.
Manca
l'ultima sedia, quella a capotavola.
Si
avvicina.
Lui
la ferma.
Quella
è mia... le dice.
Quella
è la mia sedia, tu bagnamela solo, bagna bene la cappella perché mi
ci siedo io e poi leccami il culo, bagnami bene, spingi dentro la tua
lingua nel mio buco.
Lei
lo fa, sapere che sarà lui a impalarsi la eccita, strofina e lascia
il suo succo sulla verga.
Si
alza e gli lascia il posto.
Se
potesse vedersi!
Stravolta!
Scarmigliata! I grossi capezzoli turgidi, gli occhi lucidi e resi
languidi dal piacere.
Guarda
lui che si apre la cintola e lascia cadere a terra i pantaloni.
Non
ha nulla sotto.
Invece
ha un cazzo eccezionale! Enorme! Spropositato, duro!
Si
gira e si appoggia alla sedia e le offre il culo da leccare. Lei si
avvicina, palpa il grosso culo peloso, apre le natiche e incolla la
sua lingua al buco, gode del suo odore forte, aspro da animale
selvatico. Lo lecca a lungo, le piace infinitamente cosa sta facendo.
Lui
si stacca, si gira... si siede.
Si
muove un poco e si impala.
La
chiama.
Lei
si avvicina, si gira e si abbassa.
E
si sente morire quando lui le entra dentro, le sta sforzando tutto!
Dolore
e piacere si mescolano.
E'
il più largo, grosso, lungo di tutti quelli delle sedie.
Lui
la alza lentamente e poi la tira a se, sempre più profondamente!
Fino ad esserle dentro tutto.
Godimento
assurdo.
Dura
una eternità.
Glielo
mette anche nel culo ormai ricettivo.
Si
sente spaccare.
Gode
ancora.
Poi?
Il
suo urlo, di lui che la riempie letteralmente.
Le
ha penetrato alternativamente fica e culo scambiando più volte ma ha
curato di venirle in fica.
La
tiene forte a sé, mentre avvicina la bocca al suo orecchio...
"Un
gran giorno per te... un grande onore!
Sei
stata per queste ore la donna dei diavoli dell'intero inferno! Non
hai notato i nomi sulle sedie? Ti hanno posseduta tutti i Principi
degli Inferi: Abbadon... Asmodeo... Eshmadai... Behemott...
Memnoch... Beliah... Belfagor... Astaroth... Azazel e tutti gli
altri, anche due alla volta ma solo io ho il privilegio di renderti
gravida. Io solo ti ho sborrato dentro! Porterai nel tuo ventre una
mia creatura..."
Brividi!
Solo
una fantasia dell'uomo? Vanteria? Millanteria?
Forse
si! Ma perché è in preda all'angoscia ora?
Si
riveste e scappa, lui la guarda ridendo, lei si sente sfinita,
affranta, piena del seme di quell'uomo.
Assurdamente
non può lavarsi.
Lo
DEVE tenere dentro.
Vorrebbe
usare la pillola del giorno dopo, per poter tacitare quel senso di
orrore che l'ha presa.
Non
può farlo!
LUI...
glielo impedisce.
Tibet
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