Per
Virginia le cattive notizie arrivano presto. Appena posa la borsa
sulla scrivania suona il telefono.
-Vieni
da me in pausa.-
Eccolo.
Sempre
pronto a scopare il vecchio porco, ma quanto le fa schifo e nello
stesso tempo riesce ad inquinarle la mente? Lui e le sue pretese, lui
e quel suo cazzo grosso e scuro, la sua perversione, la grande
vitalità sessuale. Intanto pur sapendo che potrebbe ribellarsi in
ogni momento si arrende alle sue richieste. Non capisce la propria
voglia di subire, la voglia assurda dell'umiliazione e del dolore,
lui, il porco, le ha chiesto di venire in ufficio indossando
reggicalze e intimo sexy e lei lo fa. Vestita normalmente sopra, da
troia come lui chiede, sotto. Oppure lo sa il perché? Si, lui ha
scoperchiato il vaso di Pandora, ha liberato il male del mondo che
nel caso di Virginia è la consapevolezza della sua depravazione,
perché di depravazione si tratta.
In
pausa lo raggiunge, passa il solito esame delle occhiate libidinose
del segretario, un essere immondo a suo parere, che la guarda e si
lecca le labbra con intenzione, è convinta che si seghi mentre
ascolta i suoi gemiti e i ruggiti del suo suo capo.
-Eccoti
finalmente! Ora spogliati, tutta. Tieni solo reggicalze, calze e
scarpe.-
Lei
esegue tutto come sempre, tutto quello che le chiede.
-Metti
il busto sul piano della scrivania... ora ti rompo la fica.-
Sente
il grosso cazzo cercarla, spingere e infine penetrarla con forza,
emette un gemito.
-Sei
bagnata, troia! Ma hai sempre voglia di fottere?-
Prende
a vangare nella sua fica con forza, colpi su colpi, sbatte forte
contro le sue natiche piene, ma quanto dura? I colpi contro il suo
culo sono rumorosi, immagina il segretario che ascolta e si sega, si
bagna tantissimo ora, ma come sempre non raggiunge l'orgasmo.
Il
porco continua, i colpi diventano martellate, lo tira fuori e lo
rimette con un vigore da toro e lei diventa liquida, il suo umore
scende sulle cosce, ma non gode anche se la mente è completamente
presa dalla violenta penetrazione. Si sente violata, si sente
violentata e gode del suo essere vittima. Si sente sporca e ne prova
un insano piacere.
Il
grosso porco le sborra dentro, poi la fa rivestire e la manda via.
Lei esce, piena della sborra e del suo umore, il segaiolo la guarda,
sorride lubrico, l'annusa intenzionalmente mentre gli passa accanto.
Pensa...
“Senti
l'odore di fica? Vorresti porco, eh? Ma a te non la do... ucciditi
di seghe!”
E
ora?
Costretto
all'inattività, fermo come una semplice macchina fuori uso.
Non
lo sopporta!
Deve,
deve stordirsi.
Nel
tardo pomeriggio esce.
Più
tardi mangia qualcosa, non gli importa cosa, basta che sia
commestibile. E si mette alla ricerca dei suoi antidepressivi
personali.
Fica…
che cerca in qualche chiavatoio, dove a volte scopa senza pagare se
trova qualche sbandata come lui in cerca di un momento di piacere o
se non trova si butta su qualche addetta al business del sesso e la
paga, si ripara con la tipa in qualche loculo d’albergo e
consumano. Lui usa lei, lei usa lui e poi contenti si dimenticano. Se
trova la giusta magari la rivede la sera dopo, dalla tipa giusta
magari tira un paio di boccate di fumo se ce n’è ma nulla di più,
né neve né altro. Beve ma, da condizionato com’è, gli riesce
difficile lasciarsi andare completamente e non si ubriaca mai, deve
restare sempre presente e vigile, ma quanto l’hanno robotizzato
nell’addestramento? Lui non è umano in questo.
A
tarda notte, quasi mattina, rientra e si butta sul letto.
Prima
di addormentarsi gli viene in mente come sempre che deve fare quella
cosa.
Decide
che la cercherà domani.
Butta
giù gli antidolorifici e si annulla in un sonno pieno di sogni
allucinati, torna in Serbia, in Bosnia, in posti dimenticati da dio e
lì muore ancora e ancora.
Rimanda
ancora e il giorno che si decide a cercarla sono ormai le cinque.
Prova un vecchio indirizzo che ha ritrovato fra le sue cose, la
portiera gli da indicazione su dove la donna si è trasferita da
tempo. Qui preme ripetutamente il campanello senza esito. Aspetta
pazientemente appoggiato al muro.
Vede
avvicinarsi una donna con un bambino.
-Sei
la moglie di David?-
La
donna lo guarda interrogativa pur senza rispondere e lui capisce che
ha trovato chi cercava.
-Mi
chiamo Drago, ero un amico di tuo marito…-
Lei
lo scruta, vede un uomo sui trentacinque, alto, magro e con la barba
lunga di due giorni, capelli corti disordinati, gli occhi grigi
arrossati, freddi ma non ostili, ha una fasciatura all’avambraccio
e alla mano.
-Posso
salire? Ti devo parlare…-
Entra
dopo di lei e da un’occhiata al piccolo appartamento, un soggiorno,
angolo cottura, due stanzette e bagno, arredato comunemente.
-E’
tuo…? L’appartamento?-
-Mio?
E con che cosa l’avrei comprato? Sono in affitto…-
-Ma
la sua liquidazione? La pensione? L'assicurazione? Cosa ti hanno
dato?-
-Pressoché
nulla, ho dovuto combattere per avere una miseria, sostengono che non
era più in servizio quando è morto, mi hanno fatto vedere la sua
lettera di dimissioni… dicono che è scomparso…-
-Bastardi!
Effettivamente le abbiamo firmate le dimissioni. Loro le avrebbero
usate solo nel caso che ci catturassero per dimostrare che non
eravamo più nell’esercito, che eravamo mercenari. Ma certo che è
caduto in servizio! Anche se impegnato in operazioni occulte… che
bastardi! E c'era l'assicurazione!-
-Dicono
che forse è morto uscendo di strada… magari ubriaco, caduto in un
fiume… che non c’è il corpo…-
-Non
è vero! Io non c’ero in quel frangente ma è morto durante
un’azione! Il suo corpo era irrecuperabile!-
Lei
piange.
Pensa
a cosa deve subire ingiustamente.
Il
soldato non è uso a commuoversi. Il suo cuore è blindato da troppe
miserie viste e vissute.
-Mi
hanno offerto un lavoro alla fine. Bibliotecaria alla caserma della
base con uno stipendio da fame e cosa devo subire per mantenerlo? Per
poter dare da mangiare al mio bambino? Tu non puoi sapere come mi
devo umiliare! A cosa devo sottostare…-
-Cosa
vuoi dire? Perché…?-
-Ho
un incarico a tempo, basta un giudizio negativo e perdo il lavoro.
C’è chi può mettermi in disgrazia…-
Drago
guarda il bambino che gioca a terra, non ha mai avuto una vera
famiglia, mai una donna sua.
-Posso
prenderlo in braccio? Come si chiama il bimbo? E tu come ti chiami?-
-Patrick,
io Virginia, raccontami di mio marito…-
Che
strana sensazione per Drago abbracciare il bimbo, lo tiene sulle
ginocchia e racconta.
Molte
cose non può dirle, non può proprio, sono fuori di ogni possibilità
di condivisione, mente… parla di opere di sminamento, di bonifica
da agenti chimici, non le può dire neppure cosa facevano dopo le
azioni, quando per eliminare la tensione nervosa accumulata nelle
lunghe ore di combattimento si recavano nel bordello più vicino e si
annullavano in lunghe sedute di sesso. Sesso con donne di tutte le
razze e colore.
Mentre
parla guarda la donna, nota ora la sua bellezza triste, i suoi occhi,
i capelli, l’epidermide, ma il suo sguardo si sofferma ora voglioso
sul grosso seno. Lo immagina libero, due grosse tette, capezzoli che
alla sua carezza si inturgidiscono. Salendo le scale dietro di lei ha
visto anche il suo sedere, rotondo e largo. Le gambe affusolate.
Si
sente eccitare, possibile che pensa di voler scopare la vedova del
suo amico?
Si
alza per andarsene perché vuole evitare un ulteriore coinvolgimento.
Lei
gli chiede se può fare qualcosa per aiutarla.
Non
lo sa… deve pensarci. Intanto ha bisogno di soldi? Quelli può
darglieli senza problemi.
Lei
rifiuta, lui se ne va.
Che
strano uomo, i suoi gesti sono sempre misurati come se fosse
permanentemente sotto controllo e i suoi occhi? Hanno preso vita solo
quando aveva il bimbo sulle ginocchia.
Eppure
emana una strana e forte sensualità animalesca. Di un uomo che non
ha mai conosciuto l’amore ma praticato solo il sesso, un sesso
feroce, un sesso di rapina.
Spoglia
il bimbo e lo lava per la notte, sempre pensando a lui. Al suo volto
ruvido, ai tratti tagliati come con uno scalpello. I capelli
cresciuti a ciocche senza nessun riguardo. Il fisico snello ma
robusto che da l’impressione di una molla pronta a scattare.
Mette
a letto in bimbo e va in doccia.
Si
appoggia alla parete della cabina e si masturba lungamente sotto
l’acqua che le scorre sul corpo. Dita sul clitoride e dentro,
vuole, deve godere a lungo, vuole abbandonare i pensieri nefasti che
sente nella propria mente. Passa la doccia sul clitoride, gode e
pensa a lui, al soldato. Pensa al suo cazzo. Pensa a come sarebbe
averlo, prenderlo in bocca, succhiarlo, gode lungamente di un forte
orgasmo mentre immagina che la sta piegando violento e la possiede.
Poi stanca va a letto. Dorme subito.
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